palpitare
v. intr. [dal lat. palpitare, der. di palpare «palpare»] (io pàlpito, ecc.; aus. avere). – 1. a. Battere, pulsare frequentemente o con maggior frequenza del solito; si dice spec. del cuore per alterazioni fisiologiche o forti emozioni: il cuore del malato palpitava violentemente; di altre parti del corpo: si vedevano p. le viscere dell’animale, ferito a morte. b. Anche, più genericam., pulsare, spec. in usi fig., con riferimento a sensazioni o sentimenti nuovi o più intensi: a palpitar si move Questo mio cor di sasso (Leopardi); un petto in cui torna a p. la vita, la speranza. c. Riferito alla persona stessa, fremere, essere in preda a forte emozione: p. di desiderio, d’amore, di sdegno; p. per qualcuno, essere in ansia per la sua sorte. 2. Nel linguaggio letter. e poet., riferito alla natura e alle sue manifestazioni, animarsi di vita o di nuova vita: palpita La terra viva sotto al mio piè (D. Gnoli); in partic., fluttuare al vento o per il movimento delle onde: Palpita il lago di Virgilio, come Velo di sposa (Carducci); della luce, o di una superficie illuminata, tremolare, brillare a tratti, con intermittenza: Sotto il bacio del sol palpita e brilla L’azzurra e viva immensità del mare (Graf). ◆ Part. pres. palpitante, frequente come agg. (v. la voce).