pane1
pane1 s. m. [lat. panis]. – 1. a. Alimento ottenuto dalla cottura nel forno di una pasta lievitata preparata con farina di frumento (o di altri cereali), acqua, sale (che in alcuni tipi può anche mancare) e lievito: impastare, lievitare, infornare, sfornare, cuocere il p.; p. ben cotto, poco cotto, croccante, bruciato; p. caldo, sfornato da poco; p. fresco, di giornata; p. secco, duro; p. raffermo, non più fresco; p. stantio, duro e ammuffito; affettare, tagliare, spezzare il p.; sbocconcellare, sbriciolare il p.; crosta (meno com. corteccia) del p., la parte esterna, più scura e croccante; mollica (o midolla) del p., la parte interna, più chiara e molle; un chilo di p., e una fetta, un cantuccio, un boccone di p.; mangiare p. asciutto, senza companatico; mangiare p. e formaggio, p. e salame; mettere, tenere a p. e acqua, punire qualcuno limitandone il vitto per la durata della punizione; mangiare p. e cipolle, poco e male (e, per estens., condurre una vita misera, di stenti, di grandi sacrifici); allevare, nutrire a p. bianco, con cibi ricercati (e quindi, per estens., far vivere nell’agiatezza, tra i comodi). Con riferimento ai diversi modi di lavorazione e di cottura, alla farina adoperata, agli ingredienti aggiunti: p. bianco, di farina di frumento; p. giallo, di farina di granoturco; p. nero o integrale (v. integrale, n. 2); p. di semola, di grano duro, di avena, di granturco, d’orzo, di segale; p. di glutine, senza amido, per diabetici; p. misto, di mistura, di una miscela di farine; p. azzimo (v. azzimo); p. biscottato o pan biscotto (v. biscotto, n. 1); p. condito; p. all’olio, al burro, al latte, al malto; p. con le olive; p. all’uva, alle noci, al sesamo, ecc.; p. di lusso, di prima qualità; p. casalingo o casareccio; p. di munizione (v. munizione, n. 3 b); p. di dica (v. dica); per pan buffetto, p. inferigno, v. le rispettive voci. b. Ciascuna delle pezzature in cui la pasta lievitata viene cotta in forno: un p. di due etti, un p. di un chilo; s’è mangiato un p. intero; era veramente un pan tondo, bianchissimo, di quelli che Renzo non era solito mangiarne che nelle solennità (Manzoni). Con riferimento alla forma e alla grandezza: p. a ciambella, a treccia; p. in filoni, in pagnotte, in rosette, e un filone, un filoncino, uno sfilatino, una frusta di pane, ecc.; p. in cassetta (v. cassetta, n. 9); p. viennese, lavorato in piccole forme di pasta molto molle, con crosta lucente di colore caratteristico, ottenute spalmando le superfici delle forme con burro sciolto e mantenendo nei forni notevole umidità; p. francese, a forma di lungo sfilatino, impastato senza aggiunta di condimenti; p. ferrarese, friabile e leggero, a forma di cornetti intrecciati; p. toscano, senza sale, in pagnotte larghe e basse; p. carasatu (o carasau), pane tipico della Sardegna, friabile e molto sottile, cotto in appositi forni dopo lunghe fasi di lavorazione e servito di solito con olio e sale. c. Locuzioni fig. e frasi proverbiali: dire p. al p. (e vino al vino), chiamare le cose col loro nome, parlare in modo chiaro, con franchezza; essere buono come il p., essere un pezzo di p., di persona altruista, generosa; avere, ottenere, dare via qualcosa per un pezzo (o per un tozzo) di p., a bassissimo prezzo, quasi per niente; lavorare per un tozzo di p., per un compenso irrisorio; non è p. per i suoi (tuoi, ecc.) denti, è cosa superiore alle sue (tue, ecc.) capacità; trovare p. per i proprî denti, trovare un ostacolo, una difficoltà ardua da superare; rendere pan per focaccia, vendicarsi, ricambiare un torto, un’offesa, con un torto o un’offesa ancora più grave; essere p. e cacio con qualcuno, essere grandi amici, andare di perfetto accordo; sono zuppa e pan molle, oppure se non è zuppa è pan bagnato, di due cose che si equivalgono, che non hanno differenze sostanziali. Prov.: chi ha denti non ha p. e chi ha p. non ha denti, chi avrebbe la possibilità di godersi qualche cosa non la possiede, e chi invece la possiede non ha, o non ha più, la possibilità di godersela. d. Per estens., trattandosi di alimento principale e indispensabile, in molte frasi e locuz. la parola assume il sign. generico di vitto, mezzo di sostentamento (non soltanto alimentare): dacci oggi il nostro p. quotidiano, nel Paternostro; guadagnarsi il p., lavorare per vivere; guadagnarsi (o mangiare) il p. col sudore della fronte, vivere di ciò che rende un faticoso lavoro (per ricordo del passo biblico in cui Adamo è condannato da Dio a subire le conseguenze del suo peccato: in sudore vultus tui vesceris pane «col sudore del tuo volto mangerai il pane», Genesi 3, 19); p. sudato, guadagnato con stenti e fatiche; avere, non avere un p. sicuro, un lavoro stabile; assicurarsi il p. per la vecchiaia, garantirsi di che vivere per il futuro; misurare il p. (a qualcuno), dare poco da mangiare, e in genere essere eccessivamente parsimonioso, avaro, nei confronti degli altri; far mancare il p., non fornire i mezzi per vivere; togliere il p. di bocca, privare dell’indispensabile; levarsi il p. di bocca per qualcuno, essere disposto a qualsiasi sacrificio per aiutarlo; mangiare il p. a ufo, a tradimento, vivere a spese degli altri, senza lavorare, percepire un compenso senza meritarselo; mangiare il p. del governo (e in passato del re, dell’imperatore), essere al servizio dello stato, o anche essere in carcere; pane e lavoro, motto del socialismo operaio dell’Ottocento; prov., la speranza è il p. dei miseri, è il loro abituale, e spesso unico, nutrimento. Non si vive di solo p., frase che ripete il passo evangelico non di solo pane vivrà l’uomo (Luca 4, 4: scriptum est quia non in solo pane vivet homo, che deriva dal Deuteronomio 8, 3), risposta di Gesù all’invito del diavolo di cambiare in pane le pietre del deserto per sfamarsi; la frase viene ripetuta, con sign. più generico, per indicare che l’uomo ha bisogno di altre soddisfazioni, diverse da quelle puramente materiali. 2. a. Specificato da aggettivi o participî indica particolari modi di preparare il pane già cotto, o di servirsene in cucina: p. abbrustolito o tostato, nel forno o in speciali apparecchi tostapane; pan bollito, lo stesso che pancotto; pan dorato, fettine di pane di forma quadrata, inzuppate di latte o di brodo, dorate con uovo sbattuto e fritte nell’olio; pan lavato, pane inzuppato nell’acqua e condito, lo stesso che panzanella; pan unto, v. panunto. b. In altre espressioni, è nome di speciali tipi di pane, o anche di dolci: p. di miglio, dolce milanese tondo e schiacciato, fatto di farina di granoturco e semola, con uova, burro, zucchero e lievito; pan di ramerino, dolce tipico toscano (tradizionale spec. durante la quaresima) in piccole forme rotonde, di farina fine impastata con olio in cui è stato soffritto del rosmarino con aggiunta di uva secca; pan di Spagna (ma più com. pandispagna, v.), dolce soffice a base di farina, fecola di patate, uova, zucchero, burro; p. schiavonesco, dolce molisano fatto con mollica di pane impastata con mosto cotto, noci, miele e mandorle pestate e aromatizzate con cannella e corteccia d’arancio; v. inoltre pandolce, panficato, panforte, pangiallo, panpepato. 3. Per metonimia, nel linguaggio poet., il grano: Celebrerò col verso ... i membri non mai stanchi [cioè le braccia dei contadini] Dietro al crescente pane (Parini); con lo stesso sign., anche nel prov. sott’acqua fame e sotto neve pane, in quanto la neve è propizia allo sviluppo del grano, mentre la pioggia lo danneggia. 4. a. Nel linguaggio eccles. e mistico, p. celeste, p. degli angeli, p. eucaristico, l’ostia consacrata, l’Eucaristia; il sacrificio del vino e del p., la messa, in cui si celebra il sacramento dell’Eucaristia nelle sue due specie. b. fig. Nutrimento spirituale: la lettura è il suo p. quotidiano; p. dell’anima, del sapere, l’istruzione; il p. della scienza, le cognizioni che nutrono l’intelletto; spezzare il p. della scienza, partecipare ad altri, con l’insegnamento, le proprie conoscenze scientifiche; p. degli angeli è chiamata da Dante la vera sapienza, la scienza filosofica e teologica: Oh beati quelli pochi che seggiono a quella mensa dove lo pane de li angeli si manuca! (Conv. I, 7). 5. Per estens. del sign. 1 b, massa compatta di altre sostanze, ridotta in forme regolari, tondeggianti o parallelepipede: un p. di burro, di cera, di cioccolato, di sansa, di zolfo; un p. di ghisa, ottenuto per fusione; p. di oppio, massa confezionata con le lacrime di oppio. Pan di zucchero, massa di cristalli di zucchero, di canna o di barbabietola, intrecciati e saldati insieme, in una forma conica del peso di alcuni kg (da 5 a 15), comune un tempo; da qui le locuz. cappello a pan di zucchero, a cono tozzo e con la punta arrotondata, tipico, nel passato, di alcuni costumi regionali; monte, montagna a pan di zucchero, con la cima arrotondata e versanti ripidi (per antonomasia, Pan di zucchero, traduz. ital. del port. Pão de Açúcar, nome della grandiosa massa granitica all’ingresso della baia di Guanabara, dove si trova la città brasiliana di Rio de Janeiro). 6. In agraria, p. di terra, la zolla, cioè la massa di terriccio, che racchiude le radici, quando si cava una pianta dal terreno per trapiantarla; cavare in pane, levare dal terreno la pianta conservando il pane. 7. Seguito da specificazioni, è denominazione comune di alcune piante: p. dei Cafri, pan di cuculo, pan di serpe (v. le singole locuz.); per pan porcino, v. panporcino. Per l’albero del pane, v. la locuz. al suo luogo alfabetico. 8. In veterinaria, nome dato a particolari corpi solidi talora presenti nel liquido allantoideo del cavallo, di grandezza varia e di colore dal verde oliva al bruno, conosciuti sin dai tempi di Aristotele sotto il nome di ippomani. ◆ Dim. panétto (v.), panettino, panèllo (v. panello1), panino (v.); accr., non com., panóne; pegg. panàccio (pane di cattiva qualità). V. anche panotto.