paraculesco
agg. (iron.) Da paraculo, abile nel fare i propri interessi senza darlo a vedere. ◆ Son cinque lustri che [Agostino] Saccà viene descritto dai – pochi – avversari come un paraculesco normalizzatore da Prima Repubblica; (Francesco Specchia, Libero, 11 luglio 2004, p. 11, Italia) • Ci sono gli arbitri che qualche dogma dice che sono sempre in buona fede, tutti santi anche se tutti [Massimo] De Santis. Ci sono i dirigenti, che dicono il falso, cambiano idee anche sacre, truffano, si appoggiano l’uno all’altro e si odiano, sempre. Ci sono le banali o ipocrite o paraculesche frasi celebri di giornalisti sentenziatori. Ci sono soprattutto i giocatori, i cocchi belli, più sono imbecilli più sono furbi. E se sono violenti diventano giustizieri. (Gian Paolo Ormezzano, Stampa, 12 marzo 2007, p. 56, Sport).
Derivato dal s. m. paraculo con l’aggiunta del suffisso -esco.