parente
parènte s. m. o f. [lat. parens -ĕntis «genitore» e nel lat. tardo anche «parente»; in origine, part. pres. di parĕre «partorire, generare»]. – 1. Persona unita ad altra da vincolo di parentela (sia consanguineo sia affine): un mio p.; un p. di mia moglie; una p. di mio cugino; io e lui siamo p.; Mario è un mio p. oppure mi è p.; p. di (o in) primo, secondo, terzo grado; p. stretti, vicini, prossimi, lontani; siamo p. alla lontana, siamo mezzi p.; p. acquisito, quello divenuto tale in seguito a un matrimonio; non ha parenti, è senza parenti; i p. poveri, un p. ricco; tra parenti bisogna aiutarsi; non conosce parenti, di chi, in condizione agiata, non è disposto ad aiutare i parenti più poveri; pop., non hai nessun p. più prossimo da prendere in giro?; prov., chi vuol vivere e star sano, dai p. stia lontano (anche più severo è il giudizio nella frase prov. ellittica parenti serpenti). 2. letter. Genitore (con il sign. originario e etimologico che la parola aveva in latino): Non è questa la patria in ch’io mi fido, Madre benigna e pia, Che copre l’un e l’altro mio p.? (Petrarca); E tu i cari p. e l’idïoma Desti a quel dolce di Calliope labbro (Foscolo, con riferimento al Petrarca, i cui genitori erano fiorentini). Al sing., il padre: Tu dici che di Silvïo il p. [cioè Enea], Corruttibile ancora, ad immortale Secolo andò (Dante). Per estens., progenitore: il primo p., Adamo; i primi p., Adamo ed Eva. 3. fig. Cosa, o anche fatto, situazione, che ha grande affinità o somiglianza con una o più altre: l’appetito è p. della fame; Il sonno è veramente qual uom dice Parente de la morte (Petrarca); questo e niente è p., frase pop. (con varianti) per significare che una cosa, spec. una cosa offerta, è in quantità o di valore insignificante, poco più di nulla.