parere2
parére2 v. intr. [lat. parēre «apparire, mostrarsi»] (pres. pàio, pari, pare, paiamo, paréte, pàiono [ant. paro, pariamo, pàrono]; pass. rem. parvi, parésti, parve, parémmo, paréste, pàrvero [ant. o poet. parsi, parse, pàrsero]; fut. parrò, ecc. [ant. raro parerò, ecc.]; condiz. parrèi, ecc. [ant. raro parerèi, ecc.]; cong. pres. pàia [ant. para], ..., paiamo, paiate, pàiano; part. pass. parso [ant. paruto]; aus. essere). – 1. a. Mostrarsi, apparire in un modo o con un aspetto diverso da quello reale; avere l’apparenza di essere ciò che non si è nella realtà. Di solito, con compl. predicativo del soggetto: s’abbatté in alcuni li quali mercatanti parevano, e erano masnadieri e uomini di malvagia vita e condizione (Boccaccio); fa di tutto per p. un signore; pare ubriaco, o lo è veramente?; e dire che pareva un brav’uomo!; è tanto dimagrito che pare un altro; da quando è tornato, non pare neanche più lui. Di cose: quando si è giovani, tutto pare facile; da principio, pareva una cosa da nulla; pare vero, di riproduzione, copia, imitazione, ecc. che si avvicini molto al modello reale; al contr., pare finto, di cosa reale che, per essere troppo perfetta e stilizzata, non sembri tale. Sempre di cose, e con compl. predicativo, dare l’impressione di essere qualcosa di diverso, o anche, in qualche caso, assomigliare a: pare assenzio, pare veleno, di bevanda amarissima; Era preghiera, e mi parea lamento (Giusti); scoppiò un temporale, che pareva la fine del mondo. b. Significati analoghi (cioè avere l’impressione di ... e, con soggetto espresso, dare l’impressione di ...) ha come predicato di proposizione soggettiva: pareva che non gliene importasse affatto; se ode squilla di lontano Che paia il giorno pianger che si more (Dante). Molto frequente con il dativo della persona: mi è parso di sentire un rumore; m’era parso di vederlo tra la folla, ma devo essermi ingannato; mi pareva di cadere a ogni passo; gli pareva d’impazzire dal dolore; e così, nel narrare un sogno o un’immaginazione della fantasia (in quanto si tratta di fatti irreali): mi pareva d’andare, gli pareva di sentirsi afferrare. c. In molti casi, non esprime contrapposizione fra il sembrare e l’essere, non nega cioè che la persona o la cosa sia veramente come si mostra (avvicinandosi perciò al sign. di «apparire» che il verbo ebbe anticam., e per cui v. oltre): pare una persona onesta; a me è sempre parso un ottimo giovane; mi parve turbato; Morte bella parea nel suo bel viso (Petrarca); Prodi guerrier le parvero all’aspetto (Ariosto); a poco a poco parve calmarsi; una comoda poltrona, che pare fatta apposta per invitare a sedervisi; pare proprio un destino! Spesso l’avv. non, che nega il concetto espresso dal verbo dipendente, si premette invece al verbo parere (per es., non pare che se ne ricordi = pare che non se ne ricordi). d. Modi fam., enfatici (con i sign. di cui sopra): mi pare, mi pareva di sognare, per esprimere grande sorpresa e quasi incredulità (per cosa lieta o spiacevole); pare impossibile!, per esprimere irritazione, collera (tutti i giorni la stessa storia: pare impossibile!); pare ieri, di fatto avvenuto da tempo ma che si ricorda come se fosse recentissimo; mi pare un secolo, mi par mill’anni, a proposito di fatti, passati o futuri, non molto lontani nel tempo ma di cui si sia affievolito il ricordo o dei quali, per desiderio o impazienza, l’attesa sembri troppo lunga: mi pare un secolo che non vado più a teatro; mi par mill’anni che sto qui ad aspettarlo!; non mi pare vero, o sim., espressione di contentezza per la realizzazione di ciò che si era a lungo atteso o per cosa desiderata e insperatamente ottenuta, o di entusiastica accettazione: non mi pare vero che tutto sia finito; non mi pareva vero d’esser lasciato libero; non gli parve vero di poter venire a teatro con noi. 2. a. Ritenere, credere, giudicare (col soggetto logico nel dativo: mi pare, ti pare, ecc.): mi pare che non si dica così; ti pare d’avere agito da galantuomo?; ti pare troppo caro questo vestito?; impersonalmente: pare che la cosa non si possa mettere in dubbio. Domandando ad altri un giudizio, un’opinione: che ti pare di quel ragazzo?; che vi pare dello spettacolo?; spesso in forma assoluta, ellittica: che te ne pare?, che ve ne pare?, e sim. In risposte, per affermare o negare con qualche riserva: mi pare di sì, mi pare di no; anche assol. mi pare, come risposta affermativa (= credo di sì); mi pare e non mi pare, per esprimere dubbio, incertezza. b. Con gli stessi sign., ma con compl. predicativo: il prezzo mi pare onesto; le sue pretese mi paiono eccessive; il film mi è parso buono; mi pare degno di miglior sorte; non ti paia strana la mia proposta; e con l’aggettivo di valore neutro: mi pare difficile che possa riuscire; mi pare logico, chiaro, naturale; pare certo ormai, pare sicuro. c. Ritenere probabile o verosimile: mi pareva che sarebbe finita male!; e in genere mi pareva!, ben mi pareva!, per significare che un fatto corrisponde a ciò che s’era pensato o previsto e che non poteva essere diversamente (equivale per lo più ad altre espressioni quali lo sapevo io!, l’avevo detto io!, volevo ben dire, e sim.); in forma impersonale, pare che voglia piovere, pare che ci saranno mutamenti, è probabile che, ci sono indizî per ritenere che ... d. Esprimendo un giudizio sulla convenienza o opportunità di qualche cosa: questo mi pare il momento adatto (cioè ritengo, giudico che sia ...); mi pare che non sia (o non mi pare che sia) il caso di scherzare; mi parrebbe ormai tempo (cioè, che sia giunto il tempo) di decidere. Con aggettivo: non mi pare giusto che faccia tutto lui; ti pare utile che venga anch’io?; mi parrebbe opportuno avvertirlo; e con avverbio: mi è parso bene non intervenire. Non di rado l’agg. (giusto, opportuno) o l’avv. (bene) è sottinteso: mi pare che dovresti pensarci tu; gli parve di doverlo avvertire; al maestro parve di partirsi (Dante); già inalzando il sole, parve a tutti di ritornare (Boccaccio); se ti pare di favellarmi, favellami a tuo piacere (Leopardi). In forma interrogativa, ti pare?, non ti pare?, modo di chiedere consenso, approvazione: ho ragione io, ti pare?; è lui che dovrebbe pensarci, non ti pare? (cioè: non ti sembra giusto, non credi che sia o debba essere proprio così?); in altri casi, quando si pronuncino con lieve tono di meraviglia, ti pare?, le pare?, vi pare? possono esprimere invece dissenso (come se si aggiungesse: «io non sono della stessa opinione»); con altro tono, ma le pare?, ma che le pare? modi di schermirsi. e. In qualche frase, con sign. assai vivo nell’uso fam., esprime non giudizio ma volontà, arbitrio: io posso ricevere chi mi pare, chi voglio io, chi piace a me; va e viene quando gli pare, quando gli garba, a suo piacere; mah, fa’ come ti pare, come vuoi; io faccio quel che mi pare (spesso rafforzato: quel che mi pare e piace); con valore partic.: sia chi gli pare, io non faccio eccezioni per lui (cioè: chiunque egli sia, ...). 3. a. ant. o poet. Apparire, mostrarsi, con varie sfumature di sign.: Tanto gentile e tanto onesta pare La donna mia quand’ella altrui saluta (Dante); sì com’io m’accorsi Tosto che fui là ’ve ’l fondo parea (Dante), si vedeva; quando già nel ciel parean le stelle (Poliziano), apparivano, cominciavano a splendere; merletti antichi di Burano bianchi d’un bianco indefinibile, pendente un poco nel fulvo ma tanto poco che appena pareva (D’Annunzio), si notava, si distingueva; col sign. di vedersi, distinguersi, anche costruito impersonalmente: Che non parëa s’era laico o cherco (Dante). Non rara, nell’uso letter., la costruzione con la particella pron.: o mente che scrivesti cio ch’io vidi, Qui si parrà la tua nobilitate (Dante), si rivelerà, si paleserà; or si parrà se grata O formidabil fia l’alta ambasciata (T. Tasso), si vedrà, si renderà evidente; Come cred’io che al ciglio lacrimoso E a l’occhio ardente ed a l’ansar del petto Si paresse il magnanimo furore! (Carducci), si rivelasse esternamente. b. non com. Fare figura (accezione in cui sopravvive il sign. ant.): fa di tutto per p., per ben p.; vuol p. a ogni costo. Si fonde invece il sign. ant. (apparire) con quello comune (sembrare) nelle locuz. per non p., per non essere notato, per non destare l’attenzione (e quindi dissimulando), e senza p., senza farsi accorgere, senza dar troppo nell’occhio e sim. ◆ Non è usato il part. pres. se non nell’ant. forma parvènte (v.), più spesso adoperata come agg. e s. m.