pariglia
parìglia s. f. [dal fr. pareille, che è il lat. pop. *parĭcŭla, der. del lat. class. par «pari, uguale» (cfr. pariglio)]. – 1. Coppia di cose uguali o simili. In partic.: a. Coppia di cavalli da tiro molto simili nella statura, nell’aspetto somatico e spesso anche nel colore del mantello: tre p. di cavalli neri, altissimi, con in testa grandi pennacchi (E. Cecchi); per metonimia, carrozza tirata da una pariglia di cavalli: una bella fila di p. padronali (Bacchelli); con uso estens., di altri animali: la carrozzina era tirata da cento p. di topolini bianchi (Collodi); anche nella locuz. camminare in pariglia, camminare appaiati: due splendidi cani neri, che occupano tutto il corso camminando in p. (Piovene). Scherz., con riferimento a persone: salì e sedette dentro una coppia matrimoniale ... due splendori di gioventù ... Perfino Carlin uscì in un’esclamazione ammirativa: Che bella ‘pariglia’ (De Amicis). b. In marina, sistema di due paranchi che devono lavorare alla stessa operazione. c. ant. Coppia di carte uguali (per es., nel gioco della scopa). Nel gioco dei dadi, combinazione formata dai medesimi numeri nell’uno e nell’altro dado: p. di tre, di cinque, ecc. d. Raro e ant., di altre cose: l’orecchio mio ... mi avvertiva della noiosa e insulsa uniformità di quel verseggiare a pariglia a pariglia di rime (Alfieri). 2. Contraccambio, nella locuz. rendere la p., ricambiare lo stesso trattamento avuto (soprattutto quando si siano ricevuti torti, offese e sim.). Con sign. analoghi, le locuz. ant. avere, ricevere, offrire la p., e sim.; e raro, pena della p., del taglione: occhio per occhio, naso per naso si paga per la pena della p. (Campanella).