parossismo
(ant. parosismo e parocismo) s. m. [dal gr. παροξυσμός «irritazione, esasperazione», der. di παροξύνω «eccitare», comp. di παρα- «para-2» e ὀξύς «acuto»]. – 1. In medicina, e anche nel linguaggio letter., l’acme di un processo morboso, durante il quale la sintomatologia si presenta con caratteri di maggior gravità: passai tre giorni e tre notti in continui parossismi di morte (Alfieri); quando lo assalivano i parossismi delle febbri malariche (Bacchelli). 2. fig. a. Esasperazione di un sentimento, di uno stato d’animo, condizione di forte eccitazione: essere nel (o giungere al, o raggiungere il) p. dell’ira, del furore, della passione; il suo corpo, già così stremato, pareva bruciare le poche forze che gli restavano in parossismi di rivolta e di odio (Moravia). Anche, grado di massima intensità in manifestazioni o situazioni politiche e sociali: l’irritazione delle masse aveva raggiunto il parossismo. b. In geotettonica, la fase durante la quale si manifestano le maggiori deformazioni e dislocazioni di un orogene. c. P. vulcanico, il complesso dei fenomeni esplosivi coi quali un vulcano entra in attività: costituisce la fase più pericolosa, quella che accompagna i terremoti di natura vulcanica con il lancio di materiali di varia grandezza, cui segue la fase di eruzione vera e propria.