parte. Finestra di approfondimento
Parti astratte e concrete - Ciò che è compreso in un tutto è detto p., termine generico (per insiemi sia astratti sia concreti, per parti integranti o secondarie, unite o staccate o rotte, ecc.) con numerosi sinon. secondo i contesti e i registri. Elemento è termine più formale, spesso usato per parti astratte: anche il rancore verso i parenti del marito era un elemento della sua vita (I. Svevo). Componente, termine più formale ma analogo ad elemento, può essere sia masch. sia femm. ed è usato soprattutto nel sign. di «parte costitutiva di una struttura, di un insieme, spesso astratto»: la parola «incontestabile» è divisibile in più componenti. Costituente sottolinea ulteriormente l’imprescindibilità di una parte in un tutto: l’occhio insomma sembra essere il costituente di ciò che si chiama fisionomia (G. Leopardi). Per entità astratte si usa spesso anche fattore: manca l’immaginazione e la malinconia e l’estasi, i veri fattori del mondo petrarchesco (F. De Sanctis). Per insiemi di sostanze (per es. in chimica o in gastronomia), ogni singola sostanza può essere detta anche elemento o ingrediente. L’ultimo termine è limitato alla gastronomia o ad usi fig.: il burro è un ingrediente fondamentale nelle ricette dell’Italia settentrionale; ne’ ritratti del Berni entra anche l’osceno, ingrediente di obbligo a quel tempo (F. De Sanctis).
Parti originate da suddivisione o rottura - Soprattutto per parti concrete di oggetti o sostanze solide da ripartire si può usare pezzo o il più formale porzione: divise l’arrosto in più porzioni. Se la parte è allungata, soprattutto per torte e sim., il sinon. più adeguato è fetta: vorrei una fetta di torta rustica. Analoghi sono taglio (soprattutto per la carne e per gli affettati: quel taglio di manzo è un po’ grasso, me ne dia un altro), trancia e trancio (soprattutto per torte, pizze e pesci: pesce al trancio). Fam. sono tocco o tozzo, per parti mal tagliate o staccate di sostanza alimentare: vorrei anch’io un tocco di torta; si accontenta di un tozzo di pane. Porzione indica anche una parte che viene considerata come isolata, per essere trattata separatamente oppure per essere suddivisa tra più persone. Sinon. sono frazione e quota: a mio cugino spetta una quota delle azioni della società; avrai anche tu una frazione del terreno. Pezzo si riferisce per lo più a parti staccate di oggetti concreti, spec. se originate da rottura: il vetro si è rotto in mille pezzi. Più formali e più specifici sono brandello (soprattutto per carne o tessuto o materiali morbidi: ha ridotto la camicia in brandelli), frammento (in terra vi sono ancora frammenti di ceramica; anche con uso fig.: di sotto alla tavola, dalla madia uscivano echi di vecchi discorsi, frammenti di scene casalinghe [A. Oriani]), frantume (raro al sing.: s’udì il tonfo e quindi il rumore di qualcosa andata in frantumi [L. Pirandello]), rottame (per pezzi di oggetti vecchi o ormai inutilizzabili: sonvi in un canto o vi erano i rottami di una chiesa [A. Oriani]), scaglia (pezzetto piatto e oblungo: una scaglia di parmigiano; mi è entrata una scaglietta di ferro in un occhio), scheggia (per lo più per scaglie di legno: mi sono ferito con una scheggia del tavolo). Brano è, in quest’accezione, molto formale: ridurre in brani un pezzo di carta.
Parti di opere - P. è utilizzato anche come termine generico per le suddivisioni interne di un testo scritto. Termini più specifici sono, procedendo dai sovrainsiemi ai sottoinsiemi, sezione (o p.), capitolo, paragrafo, comma: come si dice nel primo paragrafo del secondo capitolo. Comma è usato esclusivam. nella terminologia giuridica e indica una parte di un articolo di legge rappresentata tipograficamente da un accapo. Per influenza dell’ingl. paragraph, talora paragrafo designa anche, erroneam., l’accapo, detto più propriam. capoverso: comincia a leggere dal secondo capoverso. Sezione può indicare, genericam., una parte interna di un’opera letteraria o musicale, non necessariamente riconoscibile tipograficamente ma, più spesso, tematicamente: la terza sezione del poema è interamente improntata a un sentimento elegiaco. Specifiche dei testi poetici sono le strofe (o stanze, spec. se si tratta di una canzone), parti di un componimento costituite da più versi, secondo determinate regole metriche, e riconoscibili nelle edizioni odierne da un rigo bianco di separazione tra una strofa (o, più formalmente, strofe) e l’altra. Per il testo musicale, la terminologia è varia secondo che si tratti di musica strumentale o vocale. Per la prima, si parla per lo più di tempo o movimento: il secondo movimento della sinfonia era un adagio. Nella musica operistica si distinguono invece arie, duetti, terzetti, cori, ecc., secondo il numero dei cantanti: il celebre sestetto della Lucia di Lammermoor di Donizetti. Non mancano ulteriori distinzioni in base alla tipologia del brano: cabaletta, cavatina, rondò, ecc. Nella terminologia teatrale, invece, si parla di atto, scena e, meno spesso, quadro. Una parte di testo recitata da uno stesso attore è detta battuta, ed è l’unità di riferimento più piccola di un testo teatrale. Tuttavia la battuta – termine che, per estens., è usato anche in linguistica come sinon. di turno dialogico o conversazionale «porzione di testo che va dalla presa di parola di un parlante alla presa di parola del parlante successivo o alla fine del discorso» – non è mai denominata p., poiché quest’ultimo termine a teatro indica il singolo personaggio interpretato (la Callas nella parte di Violetta era insuperabile), da non confondersi col ruolo, che rimanda invece a una tipologia dedotta da più parti (il ruolo di soprano drammatico era assai congeniale alla Callas). Se una parte di un testo (anche di un testo musicale) non è stata stabilità dall’autore, ma nasce dall’estrapolazione dall’intero componimento (per es. per essere inserita in un’antologia), può essere detta brano, passaggio, passo o più fam. pezzo: lo scrivere la Frusta comincia a non essere più una fatica grande ora che alcuni buoni corrispondenti mi vanno mandando qualche bel pezzo di prosa e di poesia (G. Baretti). Più formale è luogo, lett. è lacerto: furono scelti alcuni lacerti del poema per una pubblica lettura. Frammento è quanto rimane di un’opera andata in gran parte perduta: i frammenti di Saffo.
Parti nello spazio e nel tempo - Se si considerano le parti di un oggetto a seconda della loro disposizione rispetto a un punto di riferimento si avranno vari termini specifici. La parte di un solido che poggia su un piano è detta base: la base della lampada è troppo piccola. La parte anteriore di un edificio è detta facciata, mentre quella posteriore è il retro: il mosaico della facciata del duomo di Orvieto; entrare dalla porta sul retro. Le parti laterali saranno invece lati: sul lato destro della casa non vi sono finestre. Segmento, sezione e tratto indicano invece parti di un corpo che si estende in lunghezza, oppure parti di un estensione temporale: la prima sezione della fune è rovinata; visse a Parigi per un lungo tratto di anni.