partigiano
s. m. (f. -a) e agg. [der. di parte, col suffisso di artigiano, valligiano e sim.]. – 1. a. s. m. Chi parteggia, chi si schiera da una determinata parte, chi aderisce a un partito, sostenendone le idee, seguendone le direttive, per lo più con spirito fazioso e settario: i p. di Silla; i p. della reazione. Per estens., fautore, sostenitore di una idea, di una tesi, di una dottrina e sim.: i p. dell’intervento armato, della pace, del disarmo; costui fa l’amico del convento, si spaccia per p. de’ cappuccini (Manzoni). b. agg. Proprio di chi parteggia per qualcuno o per qualcosa, caratterizzato da spirito di parte, fazioso: atteggiamento p.; giudizio p.; scelta, decisione partigiana. 2. a. s. m. Chi fa parte di formazioni irregolari armate che agiscono sul territorio invaso dal nemico esercitando azioni di disturbo o di guerriglia. In partic., in Europa, durante la seconda guerra mondiale, il termine indicò gli appartenenti ai movimenti di resistenza contro la potenza tedesca che occupava molti paesi, qualunque fosse la forma della loro organizzazione e della loro attività. Partigiani della pace, organizzazione internazionale, sorta nel 1949 con l’adesione di partiti e di movimenti politici e culturali di sinistra, allo scopo di lottare in favore della pace contro i pericoli di una terza guerra mondiale; la loro attività si esaurì dopo la morte di Stalin (1953), che aveva fornito all’organizzazione il principale impulso e sostegno. b. agg. Di partigiani, o costituito, fatto da partigiani: le formazioni p.; il movimento p.; guerra, guerriglia p., quella che generalm. si svolge su territorio invaso dal nemico e che, fidando sulla conoscenza dei luoghi e sull’appoggio della popolazione, tende a rendere insicure le linee di rifornimento, le strade, ecc., dietro il fronte, fino a mettere in crisi l’avversario con l’insurrezione generale. ◆ Avv. partigianaménte, con spirito di parte, con faziosità: qualunque volta quelli che sono nimici hanno occasione di assaltare, lo fanno partigianamente, e quegli altri defendano tepidamente (Machiavelli).