partita1
partita1 s. f. [der. di partire, nel sign. originario di «dividere»; cfr. il fr. partie «parte»]. – 1. a. ant. Parte, in senso generico, come elemento di un tutto: io difenderò mia p., la parte [dell’esercito] affidatami (Novellino); la maggior p. furono morti e tagliati (G. Villani). Tale sign. sopravvive in alcune espressioni partic., come uscio, finestra (e sim.) a una p., a due p., a uno o due battenti, e la p. davanti, di dietro del carro, cioè la parte anteriore e quella posteriore, con relativa sala, ruote, ferramenti, ecc. Anche, setta, fazione, partito; gruppo armato irregolare. b. Quantitativo di merce di una certa entità che si ordina, si compra, si vende in una sola volta: una p. di stoffe, di zucchero, di legname; acquistare, vendere, rivendere una p. di riso, una grossa p. di caffè, una piccola p. di lana. In partic., una p. di formaggio grana, la produzione di un’annata di un caseificio. Analogam., nel linguaggio comm., una p. di effetti, di titoli, un certo numero di cambiali ricevute o consegnate, di titoli non negoziati. Non com. la locuz. in partita, all’ingrosso. 2. a. Nel linguaggio amministrativo e contabile, scrittura relativa a un determinato oggetto, o anche un metodo di scrittura contabile: intestare, cancellare una p.; pareggiare, chiudere, saldare la p.; p. del dare, dell’avere, dei debiti e dei crediti; p. di giro, operazione che dà luogo contemporaneamente alla registrazione in bilancio di un’entrata e di una spesa per una somma uguale; p. semplice, in cui i fatti di gestione sono registrati in un’unica serie; p. doppia, in cui i fatti di gestione sono registrati nelle due serie contrapposte del dare e dell’avere. Nell’uso ant. (dal sec. 12° in poi), p. di banco, il credito di ogni cliente registrato nei libri dei banchi o monti e la registrazione dello stesso; analogam., girare una p., trasportare il credito corrispondente dal conto intestato a un cliente al conto intestato a un altro cliente. Con usi fig.: saldare la p., regolare i conti, avere avuto ciò che si doveva avere e dato ciò che si doveva dare (anche in liti, contese e sim.); prima di morire ha voluto aggiustare tutte le sue p., provvedere a tutto ciò ch’era necessario per essere tranquillo con la coscienza; considerare chiusa una p., non voler continuare una discussione ritenendola decisa per proprio conto; giocare a p. doppia, seguire occultamente e con un contegno subdolo due opposti partiti, in modo da salvare i proprî interessi comunque vadano le cose (cfr. altre locuzioni dello stesso senso: tenere i piedi in due staffe, fare il doppio gioco, fare due parti in commedia). b. Nel linguaggio econ., p. invisibili della bilancia internazionale dei pagamenti, lo stesso che importazioni e esportazioni invisibili (v. invisibile, n. 2). 3. a. In parecchi giochi e in alcune competizioni sportive, singolari o a squadre, una intera azione di gioco, di durata variabile in base all’andamento del gioco o fissata da regole, alla fine della quale si perviene a un risultato di vittoria, sconfitta o parità: una p. a carte (tosc. alle carte), a briscola, a scopone, a canasta, a bridge; una p. a biliardo; una p. alle bocce; una p. a dama, a o agli scacchi; una p. di calcio, di rugby, di tennis; fare, giocare una p.; giocare una bella, una brutta p., con riferimento soprattutto alla bravura dimostrata dai giocatori; perdere la p. (anche in senso fig., con riferimento a contese, scontri, lotte e sim.); andare alla p., assistere alla p. (per lo più con riferimento agli incontri di calcio); p. di campionato, p. amichevole (v. amichevole). In partic., il dopo partita, il periodo di tempo immediatamente successivo alla conclusione di un incontro, spec. di calcio, in cui i tifosi o i protagonisti discutono sull’andamento o sul risultato dell’incontro stesso. In senso fig., qualsiasi impegno, competizione, contesa, azione rischiosa e sim.: hai già vinto la p.; tra noi due la p. non è ancora decisa; tu giochi una p. troppo pericolosa; abbandonare la p. (e analogam., ritirarsi dalla p.), rinunciare alla lotta, alla competizione; avere p. vinta, avere la meglio in una competizione, in una discussione e sim. b. Col sign. di competizione nelle locuz.: p. d’onore, duello (per influenza del fr. partie d’honneur); p. d’armi, scontro fra due avversarî, i quali, per l’indegnità di uno di essi, non possono battersi secondo le norme del codice cavalleresco. 4. Divertimento che ci si concede insieme con altre persone: allestiti i cocchi e sellati i cavalli, viaggiamo unitamente ora ad una terra vicina, ora in luoghi solitari di bella verdura: queste geniali p. ci fanno sparire il tempo sino a sera (P. Verri); oggi, quasi esclusivam. nelle due espressioni p. di caccia, un’azione, una battuta di caccia, e p. di piacere, gita, scampagnata. Frequente nell’uso la locuz. essere della p. (traduz. del fr. être de la partie), partecipare insieme ad altri a un divertimento, a un’attività, a una iniziativa e sim.: se decidete di andare al mare, sarò anch’io della partita. 5. In musica, composizione strumentale che, consistente in origine (17° sec.), soprattutto con Frescobaldi, in libere variazioni su un motivo di una canzone popolare, assunse in seguito forma di suite, cioè di composizione strumentale in varî tempi: le p. di Bach. ◆ Frequente l’uso del superl. partitìssima, per indicare un incontro sportivo di grande interesse o di notevole livello agonistico e tecnico. ◆ Dim. partitina, partita (come azione di gioco) piccola e breve, di scarsa importanza (fare una partitina a carte), partitèlla, spec. con riferimento a un incontro di calcio di durata inferiore a quella regolamentare o disputata con un numero ridotto di giocatori; accr. partitóna, o partitóne m., partita, spec. di calcio, di notevole interesse sul piano agonistico e tecnico; pegg. partitàccia, partita, spec. di calcio, brutta, deludente, o anche molto difficile, impegnativa.