passeggero
passeggèro (non com. passeggièro e, come sost., passeggère o passeggière; ant. passaggièro, passaggière, passaggère) agg. e s. m. [der. di passaggio, sul modello del fr. passager]. – 1. agg. a. Propr., che è di passaggio; più com., che passa in fretta, che dura poco: un temporale p.; nuvole p. (anche fig., con riferimento a contrasti, contrattempi, timori e sim.); disturbi, malesseri p.; un capriccio p.; gioie p., fugaci. Talora in contrapp. a stabile, permanente; per es., base navale p., apprestata durante le ostilità con mezzi volanti e provvisorî. b. ant. Di imbarcazione adibita al trasporto di persone (cioè, a dar loro un passaggio da riva a riva). c. Come s. f., nel linguaggio marin., passeggera (per ellissi di corda o sim.), lo stesso che messaggera, nel sign. 4 b. 2. s. m. a. ant. o letter. Persona che è di passaggio in un luogo, forestiero; e più spesso, viandante, passante: il misero si giacque ... su la via spargendo Al passeggiere inutile lamento (Parini); Né passeggier solingo oda il sospiro Che dal tumulo a noi manda Natura (Foscolo); Dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passeggere, titolo di una delle Operette morali di G. Leopardi. b. (f. -a) Persona che viaggia a bordo di una nave o di un aereo, più raram. in treno o altro mezzo di locomozione (per i quali prevale il termine viaggiatore): l’imbarco, lo sbarco dei p.; egli è sempre stato un clandestino, per tutto questo tempo non avendo fatto altro che il passeggero abusivo nelle stive (Michele Mari); nave (per) passeggeri, è così detta per convenzione internazionale quella che ha sistemazioni permanenti per più di dodici passeggeri (altrimenti è detta nave da carico). c. ant. Chi trasporta la gente da una sponda all’altra d’un fiume o sim., traghettatore: è guardiano E passeggiero a questa riva imposto Caròn demonio (Caro).