passo2
passo2 s. m. [lat. passus -us, der. di pandĕre «aprire, stendere», part. pass. passus; in origine, quindi, «apertura delle gambe nel camminare; spazio compreso in questa apertura», da cui «passo» come movimento delle gambe e come misura di lunghezza]. – 1. a. Ciascuno dei movimenti ritmici e alterni degli arti mediante i quali, nella deambulazione, si compie la traslazione del corpo in avanti (o anche, eccezionalmente, indietro) sia nell’uomo sia negli animali: lunghezza, durata del p.; p. lungo, p. corto o breve; camminare a p. lenti (iperb. a passi di lumaca, di tartaruga), a p. veloci, rapidi, affrettati, con p. uguali; Solo e pensoso i più deserti campi Vo mesurando a p. tardi e lenti (Petrarca); avanzava penosamente, fermandosi a ogni p. (s’intende, in genere, a ogni doppio passo); a gran passi, iperb. a passi di gigante, facendo passi molto lunghi, o anche, in senso fig., avanzando con grande rapidità: si avvia a gran passi verso la soluzione, verso la rovina; fare passi di, o da, gigante, procedere molto rapidamente nell’azione, in un’attività, fare notevolissimi progressi. Oltre che dal verbo fare (cercò di fare un p.; fatti pochi passi, si voltò indietro), può dipendere da muovere, spec. in frasi iperb.: vorrebbe ottenere tutto senza muovere un p.; non muoverebbe un p. per aiutarlo; meno com., dare un p. (e per lo più specificando: per lo stupore diede due p. indietro). b. Al sing., con valore collettivo, spec. con riferimento al modo con cui si fanno i passi (lunghezza, durata), e in genere alla maniera di incedere, all’andatura: verso un rivo d’acqua chiarissimo ... con lento p. se n’andarono (Boccaccio); camminare di buon p., tenere un buon p., un’andatura veloce e sostenuta; si allontanò con p. frettoloso; avanzava con p. franco, sicuro, spedito; procedeva d’un p. tranquillo; aveva il p. impacciato, incerto, legato, malfermo, vacillante; veniva avanti con p. stanco; p. strascicato, di chi cammina con lentezza, muovendo a stento le gambe e trascinando i piedi, per stanchezza o infermità o vecchiaia; camminava su e giù con p. nervoso, infuriato; andare a passo di marcia (v. marcia2, n. 1); sfilare a p. di corsa; avere un p. da bersagliere, veloce e insieme deciso, fiero; p. cadenzato, il passo misurato di un reparto in marcia, nel quale il ritmo è marcato dalla battuta sincrona del piede sul terreno; p. di strada, libero, non cadenzato, che nelle marce di reparti militari costituisce un’andatura di riposo; p. di montagna, lento e regolare, per potere affrontare con minore fatica la salita; p. di carica, il passo affrettato della fanteria che muove all’assalto; p. di parata, il passo rigido e cadenzato in uso, per le sfilate, presso talune milizie (per es., il p. romano già adottato nelle organizzazioni fasciste, e il p. dell’oca, come è stato scherz. chiamato il passo di parata, ted. Paradeschritt, delle truppe austriache e germaniche). Con verbi, e senza altre determinazioni: prendere un p., assumere un’andatura, lenta o veloce, ma sempre uguale (analogam., tenere, mantenere il p.); mutare il p.; affrettare, allungare (meno com. sforzare, studiare) il p.; accorciare, rallentare il p.; E allento il p. e voi seguo nel cuore, Uno qua, uno là, per la discesa (Franco Fortini); regolare, misurare il p., procurare di tenere sempre la stessa andatura, più o meno veloce secondo il cammino da percorrere; andare a p. (o al p.), di reparti in marcia, tenere tutti lo stesso ritmo, poggiando a terra contemporaneamente lo stesso piede; perdere il p., rallentare o perdere il ritmo; cambia il p.!, ordine dato dal comandante di un reparto a chi non va al passo con gli altri, perché riprenda il sincronismo dei movimenti. Con sign. restrittivo, andare di passo, per indicare l’andatura normale del cammino, contrapposto all’andare di corsa. Analogam., nel cavallo, l’andatura naturale, distinta dal trotto e dal galoppo: mettere il cavallo al p. (per particolari locuz. dell’ippica, v. al n. 4 h). Per estens., con riferimento a veicoli, andare a p. d’uomo, procedere molto lentamente, come un uomo che cammini; veicoli, automobili al p., o semplicem. al p. (più correttamente, ma meno com., di passo), scritte con cui si avverte di guidare adagio, dove ciò sia richiesto da esigenze di sicurezza, ecc. c. Locuz. varie: primi p., quelli del bambino che impara a camminare (comincia ora a fare i primi p.), e fig. gli inizî di uno studio, di un’arte, di una professione, e sim.; a ogni p., iperb., a brevissime distanze, con grande frequenza: c’è un bar a ogni p.; a ogni p. s’incontrano ostacoli; come locuz. avv., passo passo, a passo a passo, un passo dopo l’altro (ant. passo innanzi passo), muovendo i piedi lentamente e facendo quasi una breve sosta a ciascun movimento degli arti: s’avviò passo passo; Passo passo andavam sanza sermone (Dante), senza parlare, silenziosi; Pur s’incamina, e così passo passo Per le già corse vie move il piè lasso (T. Tasso); salivamo a passo a passo; veniva avanti un p. dopo l’altro; le stesse locuz. si usano anche in senso fig.: a brevi intervalli, a frazioni di tempo successive, e sim. Andare, uscire a fare due p., a fare quattro p., iperb., a fare una breve passeggiata. Andare dello stesso p. (o anche d’un p., a un p.) con altri, tenere la medesima andatura, stando o no affiancati; con lo stesso sign., di pari p., spesso fig.: le due cose procedono di pari p.; la tecnica si sviluppa di pari p. con le cresciute esigenze della vita sociale. Guidare, reggere i p. di qualcuno (bambino, infermo, persona debole e malferma, ecc.), sorreggerlo aiutandolo a muovere le gambe e ad avanzare; anche fig., dare un aiuto morale, spirituale, nell’espletamento di qualche attività e sim. Mutare il p. o i p., ant., alternare i movimenti degli arti, e quindi camminare, procedere: Stanco ho il destrier, che muta a pena i passi Ne l’aspre vie de’ faticosi sassi (Ariosto). Segnare il p., arrestarsi nella marcia continuando però a sollevare e battere a terra i piedi con lo stesso ritmo; fig., essere costretto ad attendere, non poter avanzare (e di un’attività, essere a un punto morto). In tono imperativo, passo!, ordine di battere il piede sinistro a terra con forza, per marcare la cadenza della marcia. Seguire i p. di qualcuno, andargli dietro, fare la sua stessa strada; fig., seguirne l’esempio, imitarlo. Tornare sui proprî p. (meno com. rifare i p.), rifare all’indietro il cammino percorso; fig., riesaminare il lavoro già fatto, o ricominciare daccapo e sim. Per lo più in senso fig., tornare o rifarsi un p. indietro, riprendere il discorso, la narrazione, la trattazione da un punto precedente o da avvenimenti anteriori: convien però che il lettore sappia qualcosa di più preciso ...; e, per informarlo di tutto, dobbiam tornare un p. indietro (Manzoni). Volgere i p. a un luogo, letter., dirigervisi: volgemmo i nostri p. ad una scala (Dante). d. Sala, o corridoio, dei p. perduti, denominazione usata talvolta per indicare l’ambiente di attesa in edifici pubblici, come ministeri, tribunali, ecc. (in quanto vi si è costretti a perdere il tempo camminando in su e in giù); in Italia, il nome è attribuito in partic. alla sala del palazzo di Montecitorio, a Roma, nota anche col nome di transatlantico. 2. estens. a. Il modo particolare, l’andatura che ciascuno ha nel camminare: lo riconobbi già da lontano, dal suo p.; ha un p. inconfondibile. b. Il rumore che fanno i piedi nel posarsi a terra: avevo sentito dei p. nel corridoio, nel giardino; si udivano i suoi p. concitati nella stanza accanto; m’è parso di sentire un p.; anche al sing. collettivo, in quanto sia caratteristico di una persona: deve essere la mamma, sento il suo p. per le scale. c. L’orma lasciata dal piede nel terreno molle: si vedevano dei p. sulla sabbia; c’erano ancora i suoi p. nella neve. 3. Per analogia, ciascuno dei movimenti dei piedi nel ballo: p. laterale, p. strisciato. Con valore collettivo, il movimento del ballo: andare a p. di danza; a p. di minuetto, di valzer, di tango, ecc. Per estens., nome di alcune danze: p. doppio (traduz. dello spagn. paso doble), tipo di danza di origine spagnola o sudamericana, di movimento vivace in ritmo binario (con altro sign. nella danza classica, p. doppio o p. a due, brano di un balletto danzato dalla coppia solista; analogam., p. triplo o a tre, danzato da tre solisti); p. a quattro, danza caratteristica di origine inglese, diffusa in Francia sul finire del sec. 19°. 4. Con opportune determinazioni, in alcuni sport, il particolare modo di avanzare o di eseguire movimenti, evoluzioni, ecc.: a. Nella ginnastica, p. ginnastico, andatura costituita da un numero di passi variabile da 170 a 180 al minuto, ciascuno dei quali lungo da 80 a 90 cm (la locuz. è usata anche, più genericam., per indicare l’andatura di un ginnasta); p. ordinario, p. raddoppiato, a seconda del numero dei passi al minuto e della loro lunghezza; p. ritmico, ogni combinazione di brevi passi, di saltelli e slanci degli arti inferiori, eseguita come esercizio di educazione alla cadenza e al ritmo o di preparazione alla danza. b. Nell’atletica leggera, p. pendolare, andatura adottata talvolta nelle corse piane, consistente nell’alzare il piede verso i muscoli della coscia, una volta effettuata la spinta. c. Nel pattinaggio su ghiaccio, p. doppio, una delle danze obbligatorie nelle gare artistiche internazionali, così come il p. rapido; p. progressivo, consistente in una sequenza di passi di danza; ecc. d. Nel pattinaggio su rotelle, p. a lisca di pesce, esercizio libero che si esegue partendo a gambe divaricate e, compiuta una mezza curva, invertendo la direzione in modo da seguire un tracciato immaginario a lisca di pesce; p. bilanciato, l’andatura del pattinatore che procede a spinte alternate sul piede destro e su quello sinistro, descrivendo rapidi semicerchi nei due sensi. e. Nel pugilato, p. di lato, accorgimento difensivo consistente nel cambiare la posizione dei piedi senza modificare il proprio equilibrio. f. Nella scherma, p. avanti e p. indietro, movimenti compiuti dagli schermidori durante un assalto per diminuire o per aumentare la distanza reciproca. g. Nello sci di fondo: p. alternato, l’andatura che è abitualmente seguita in pianura o in lieve salita e che è praticamente analoga alla marcia ordinaria (gli sci, peraltro, vengono alternativamente fatti scivolare in avanti coordinando la spinta all’indietro di una gamba con quella del braccio opposto allo sci che nel frattempo, scivolando, è avanzato); p. a spina di pesce, metodo per superare brevi e ripide salite, consistente nel divaricare di punta ora l’uno ora l’altro sci, spostandolo in avanti con presa dello spigolo interno, facendo forza ogni volta sul bastoncino della parte opposta a quella dello sci avanzato; p. di giro, movimento eseguito per cambiare direzione portando avanti lo sci esterno alla curva e divaricandolo di coda; p. di pattinaggio o p. pattinato, movimento eseguito sollevando e divaricando di punta uno sci, facendolo poi scivolare sullo spigolo interno, effettuando quindi il passo successivo sullo sci opposto; p. finlandese, andatura che consiste nell’effettuazione rapida di un ciclo di quattro passi alternati, dei quali gli ultimi due eseguiti senza puntare a terra i bastoncini; in pianura e nelle lievi discese, p. spinta, consistente nel compiere la spinta di una gamba scivolando sullo sci opposto avanzato e portando quindi i bastoncini contemporaneamente avanti piantandoli energicamente nella neve; ecc. h. Nell’ippica, una delle andature naturali del cavallo: p. ordinario, allungato, accorciato; p. accelerato, più veloce del passo vero e proprio, e meno veloce del trotto; passo-salto, aria dell’equitazione d’alta scuola. 5. a. Genericam., l’andare, il movimento, in alcune locuz. come muovere i p., arrestare, fermare il p. o i passi. In senso fig., avanzamento, progresso: è già un primo p. verso la libertà, verso il riconoscimento dei proprî diritti; fare un p. avanti in qualche cosa, acquistare vantaggio, avvicinarsi alla sua soluzione, progredire; al contrario, fare un p. indietro, perdere terreno, allontanarsi dallo scopo. Anche, il modo di procedere per giungere allo scopo, il ritmo dell’attività, e più genericam. la condotta, il comportamento, in frasi con le quali si enuncia una previsione, ottimistica o pessimistica: andando avanti di questo p., la trattativa si dovrebbe concludere presto; di questo p., non termineremo mai; se va avanti di questo p., temo che finirà per ammalarsi. Fam., e via di questo p., con allusione al prolungarsi, uguale e monotono, di cose lunghe o noiose. b. In partic., qualsiasi azione che sia diretta a un fine, soprattutto in quanto costituisca uno dei momenti successivi che avvicinano al suo raggiungimento: un p. alla volta!, raccomandazione di seguire un ordine logico e lineare nell’azione, di procedere con calcolo e con pazienza; prov., bisogna fare il p. secondo la gamba (o, in forma negativa, non bisogna fare il p. più lungo della gamba), occorre misurare le proprie forze e agire (o tentare, spendere, ecc.) entro i limiti delle proprie possibilità. Anche, atto, risoluzione di qualche importanza e gravità: prima di fare questo p., voglio pensarci su bene; è un p. che non intendo fare se non costretto; non vorrei ridurmi a questo p., nella necessità di fare questo (e s’intende cosa grave o dolorosa); è un brutto p. quello che sto per fare; potrebbe essere un p. pericoloso; fare il gran p., decidersi al gran p., e sim., con riferimento a risoluzione particolarmente grave o impegnativa; prov., è solo il primo p. quello che costa, una volta superate le difficoltà o la riluttanza della coscienza, l’indecisione a compiere per la prima volta un determinato atto (anche colpevole), o ad affrontare una nuova situazione, diventa poi facile continuare (si cita anche nella forma fr. il n’y a que le premier pas qui coûte); prov., il peggior (fam. il peggio) p. è quello dell’uscio, il momento più difficile è sempre quello in cui si deve prendere una grave risoluzione (o, meno com., il momento più doloroso è quello del distacco); fare un p. falso, commettere un errore che ci allontana dallo scopo cui tendiamo, o cadere in una colpa morale (in senso proprio, mettere un piede in fallo). In altri casi, fare un p. presso qualcuno, fare i p. necessarî, e sim., svolgere un’azione, fare le pratiche o tentare gli approcci necessarî al conseguimento di un fine: ho fatto un p. presso il ministero per far sospendere il trasferimento; farò i miei p. presso l’autorità giudiziaria; ho già fatto i primi p. per il riconoscimento della pensione. Nel diritto internazionale, p. diplomatico, qualsiasi azione svolta da un agente diplomatico nei confronti del governo presso il quale è accreditato, per l’adempimento della sua missione. 6. La lunghezza di un passo, cioè l’intervallo di spazio (circa 70 cm) compreso tra un piede e l’altro nel movimento del cammino. a. In senso generico: gli alberi sono piantati a dieci p. l’uno dall’altro; non ci si vedeva a venti p. di distanza; l’albergo sarà lontano circa cento p.; abita a pochi p. da noi; è qui a due p., è a un p. da qui, non c’è che un p., e sim., per indicare iperbolicamente breve distanza; anche fig.: dal furto all’assassinio spesso non c’è che un p.; dalla vita alla morte il p. è breve. b. Unità di misura di lunghezza in uso in Italia prima dell’adozione del sistema metrico decimale, con valori variabili nelle diverse località: p. geometrico, a Genova, equivalente a 1,49 m; p. itinerario e p. da terra, a Napoli, equivalenti rispettivamente a 1,85 m e a 1,93 m; ecc. Anche, lo strumento usato per la misura delle lunghezze, rapportato ai valori diversi che il passo aveva nelle singole località (cfr. l’uso analogo, oggi, di metro). Era inoltre, in più luoghi, unità di misura volumetrica; per es., per le cataste di legna, equivalente a palmi 14 × 5 × 4,5: s’accendeva il gran focolare della galleria, il quale era tanto grande che a saziarlo per una volta tanto non si richiedeva meno d’un mezzo p. di legna (I. Nievo). 7. Nella tecnica, in genere, la distanza costante fra due elementi di una successione qualunque; per es.: p. di chiodatura, distanza tra due chiodi successivi di una chiodatura; p. di una vite o p. di filettatura, distanza tra due punti consecutivi del filetto situati sulla stessa generatrice; p. di una ruota dentata (v. ruota, n. 1); p. di una perforazione, p. di fotogramma, in cinematografia, la distanza alla quale si succedono i fotogrammi, quella cioè che intercorre fra il punto centrale di perforazioni corrispondenti di fotogrammi successivi (impropriam., in espressioni come p. normale, p. ridotto, p. 16 mm, p. 35 mm, il termine viene adoperato invece di formato per indicare le dimensioni della pellicola e in partic. la sua larghezza: per es., nel formato 35 mm il passo è di 19 mm, nel formato 16 mm il passo è di 7,6 mm); p. di un’elica, v. elica, n. 1. Nella tecnica dei trasporti, p. di un veicolo è la distanza, detta anche interasse, fra l’asse delle ruote anteriori e quello delle posteriori, mentre nei veicoli a tre assi è la distanza fra l’asse anteriore e la mezzeria dei due assi posteriori. Nei veicoli ferroviarî, p. rigido è la distanza che intercorre tra gli assi del veicolo che durante il moto sono vincolati a rimanere paralleli, o quasi, tra di loro; nei veicoli a carrelli è la distanza tra gli assi dei carrelli stessi. Nell’architettura navale, si chiama passo la distanza fra i piani delle coste o ossature trasversali dello scafo. 8. Brano di un discorso, di uno scritto, di un’opera letteraria (così detto, in quanto costituisce un tratto nello svolgimento di tutta l’opera): leggere un p. dei Promessi Sposi; citare un p. di Virgilio; conosce a memoria molti p. della Divina Commedia; fare la traduzione di un p. di Livio; commentare un p. del Vangelo; p. facile, difficile; p. di dubbia lettura, d’incerta interpretazione; il p. ci è giunto mutilo, corrotto, pieno di lacune; p. scelti, come titolo o sottotitolo di antologie; nel mio articolo, ho dovuto sopprimere alcuni p.; è un p. che andrebbe riscritto. ◆ Dim. passino, e più fam. passétto, passettino, passo corto, o il passo di un bambino. V. anche passetto1.