patire1
patire1 v. tr. e intr. [lat. pop. *patire per il lat. class. pati «sopportare, permettere, soffrire»] (io patisco, tu patisci, ant. io pato, tu pati, ecc.; aus. avere). – 1. letter. a. Ricevere l’azione, subirne l’effetto (contrapp. a fare, agire): nella proposizione attiva il soggetto fa l’azione, nella proposizione passiva il soggetto la patisce; Se vïolenza è quando quel che pate Nïente conferisce a quel che sforza, Non fuor quest’alme per essa scusate (Dante); qualche angusta valle Sola pativa il ferro delle vanghe (Pascoli), soggiaceva cioè all’opera delle vanghe. b. non com. Consentire, ammettere, oppure sopportare, tollerare: non si devono p. certe prepotenze; non posso p. che egli ti tratti così; anche con soggetto di cosa: è una regola che non patisce alcuna eccezione; la faccenda è urgente e non patisce indugio. Con sign. affine, ma oggi raro, non mi patisce il cuore, l’animo di ..., più com. non mi regge, non mi basta il cuore e sim. 2. a. Nell’uso com., provare, sentire, subire, sperimentare su sé stessi qualcosa che sia spiacevole in sé o rechi dolore, danno, disagio, offesa e sim., materiale o non materiale (per lo più sinon. di soffrire): p. il freddo, la fame, la sete; patisco spesso il mal di testa (o, con uso intr., di mali di testa); p. il martirio; p. le pene dell’inferno; p. un’ingiustizia, un sopruso, una prepotenza; p. mancanza, carestia, disagio di qualche cosa; anche con soggetto di cosa: la proprietà ha patito gravi danni per l’incuria dell’affittuario. b. Usato intransitivamente, e seguito dalla prep. di, essere afflitto da un male, abituale o continuo: patisce di stomaco, di mal di fegato; patisci ancora d’insonnia?; fig., p. d’invidia, di gelosia, e sim. c. Con uso assol., sostenere una sofferenza (per dolori fisici o morali, in seguito a privazioni, stenti, offese, umiliazioni, ecc.): Gesù Cristo patì sotto Ponzio Pilato; ha patito molto nella sua vita; siamo in questo mondo per p.; quanto mi ha fatto p. quest’ulcera!; amateli perché hanno patito, perché patiscono (Manzoni); ha finito di p., espressione di commiserazione per chi è morto, con allusione alle sofferenze di una malattia lunga e dolorosa o di una vita poco felice. Sostantivato: un lento, un continuo p.; è stato un gran p. tutta la notte. Con senso attenuato, soffrire disagio, incomodo: ho patito un po’ durante il viaggio; oppure affliggersi, accorarsi, provar dispiacere: non dice nulla, ma si vede che ne patisce; a veder commettere un’ingiustizia, io ci patisco. Con riferimento a cosa, risentire danno, avere scapito, o anche deperire, guastarsi e sim.: ti assicuro che i tuoi interessi non ne hanno patito; sono piante che patiscono a stare all’ombra; la campagna quest’anno ha patito molto per la siccità. ◆ Part. pass. patito, anche come agg. (v. la voce).