pelle
pèlle s. f. [lat. pĕllis]. – 1. a. In senso generico, organo di rivestimento esterno del corpo dell’uomo o degli animali, detta anche cute e facente parte, con i cosiddetti annessi cutanei, del sistema tegumentario: Palida ne la faccia, e tanto scema [= magra, priva di carne] Che da l’ossa la p. s’informava (Dante); coperto di pelli di vai (Boccaccio). Con riferimento all’uomo: p. fina, liscia, sottile, delicata, ruvida, secca, grassa, lustra; p. riarsa, madida di sudore, abbronzata dal sole; colore, colorito della p.; irritare la p.; malattie della p., malattie cutanee, dette anche, con termine generico, dermatosi, studiate dalla dermatologia; protezione e cura della p., crema idratante per p. miste, mediante la cosmesi. b. In locuz. particolari: avere la p. dura, essere resistente a fatiche, a strapazzi, e, in senso fig., essere poco sensibile a offese o maltrattamenti, essere poco permaloso; al contr., avere la p. tenera, delicata, essere sensibile alle fatiche, agli strapazzi e, fig., essere suscettibile; essere (ridursi) p. e ossa, in estrema magrezza; non stare (disus. non capire) nella p., mostrare contentezza eccessiva e impazienza: Come abbia ne le vene acceso zolfo, Non par che capir possa ne la pelle (Ariosto); non voler essere nella p. di qualcuno, nei suoi panni, nella sua situazione; mangiare, ridere a crepa pelle (più com. a crepapelle), a più non posso, oltre misura; levare la p. a uno, scorticarlo e, in senso fig., ridurlo in condizioni di grave avvilimento con critiche troppo severe; avere la p. d’oca (v. oca2, n. 3 d); sentirsi accapponare la p. (v. accapponare1). c. Con funzione di locuz. avv., in p., in p. in p., pelle pelle, a fior di p., superficialmente, in senso proprio o in senso fig.: una scalfittura, una ferita leggera a fior di p.; avere i nervi a fior di p.; guardando poi in viso il notaio, vi scorgeva in p. in p. la titubazione che costui si sforzava invano di tener nascosta (Manzoni); con la granata in mano venne dov’era Remo e pelle pelle dette un’ultima spazzatina, agli scalini e davanti alla porta, ... e sempre più superficiale via via che si allontanava (Palazzeschi); con sign. simile: un brivido gli correva tra p. e pelle. d. Per estens., in molte espressioni pop. o fam. ha il sign. di vita, esistenza: lasciarci (o rimetterci) la p., morire; scampare (o salvare) la p., sfuggire a un pericolo mortale; riportare la p. a casa, tornare vivo dopo aver corso grave pericolo; e analogam.: se ti preme, se gli preme la p.; ne va della p.; rischiare, giocarsi la p.; vendere cara la p.; egli pensa alla morosa; ma io penso alla p. (Manzoni); così nella locuz. avv. per la p., per la vita, senza limitazioni: essere amici per la p.; è repubblicano per la p., e sim. e. Di uso pop. anche con riferimento al singolo individuo considerato per il suo carattere, soprattutto se audace, protervo, spericolato: non sai che p. è quello; è una buona pelle (anche più brevemente, in tono esclam. e allusivo: una pelle!). Con senso analogo l’alterato pellaccia (v.). 2. Con sign. estens. e fig.: a. Corteccia degli alberi: Mostransi adorne le viti novelle D’abiti varî e di diversa faccia. Questa gonfiando fa crepar la pelle, Questa riacquista le perdute braccia (Poliziano). b. Buccia della frutta o sim.: levare la p. alle pesche, alle patate; una pesca dalla p. vellutata. c. Pelle dell’uovo, nome con cui si indica comunem. la membrana testacea dell’uovo (per altri usi dell’espressione, v. oltre, al n. 4). d. Superficie, strato esterno di qualche cosa. In partic., la superficie lavorata di una pietra da costruzione: p. grossolana, rustica, mezzana, piana, liscia, arrotata, ecc., denominazioni che corrispondono ad altrettanti tipi di superfici, più o meno rifinite, ottenute con utensili diversi (subbia, martellina, bocciarda, scalpello, ecc.). Nell’uso ant., mano di vernice, intonacatura e sim.: dare l’ultima p. a un lavoro, l’ultima mano. e. In araldica, lo stesso che pelliccia (v.). f. Effetto p., in elettrotecnica e in elettronica, lo stesso che effetto pellicolare (v.). g. fig., ant. Aspetto esterno, apparenza, sembianza: La faccia sua era faccia d’uom giusto, Tanto benigna avea di fuor la p. (Dante). 3. Insieme di tessuti di rivestimento (epidermide, derma, ipoderma) di diverse specie animali che, opportunamente conciato, si presenta come pelliccia, quando venga mantenuto il pelo, oppure come cuoio, ottenuto sottoponendo il derma, dopo la macellazione e la scuoiatura, a una serie di processi che vanno dall’essiccazione al rinverdimento, alla depilazione, macerazione e purga, fino alla concia vera e propria che ha lo scopo di impedire la putrefazione a opera di microrganismi e che viene eseguita con cromo, olio, allume, ma anche usando estratti vegetali contenenti tannini: p. di daino, di camoscio, di coccodrillo, di lucertola, di cinghiale, di montone, di vitello, ecc.; una borsa, una valigia, una giacca di pelle. In legatoria vengono utilizzate prevalentemente pelli bovine e caprine, e in partic. il marocchino, pelle di capra conciata con sommaco, largamente usato in passato per legature di pregio: legatura in piena p., o in mezza p., secondo che la pelle ricopra interamente il dorso e i quadranti del libro, o soltanto il dorso (talvolta anche le punte). 4. Usi estens. e fig.: a. P. d’uovo, tipo di percalle per biancheria, sottile come la membrana testacea dell’uovo. Anche, nome di un tipo di porcellana cinese, molto sottile e trasparente: tazzine da tè in p. d’uovo. b. P. di (o del) diavolo, denominazione pop. di un tessuto ruvido e resistente che può sembrare pelle scamosciata. c. P. di seta, tessuto di seta greggia, raso e di poca lucentezza, morbido al tatto. d. P. d’angelo, varietà di corallo di colore rosa pallidissimo. 5. In medicina, p. romboidale della nuca, alterazione cutanea dell’età presenile e senile, caratterizzata da solcature oblique e incrociantesi fra loro che delimitano aree cutanee a forma di rombo o di losanga, di colorito bruno, la cui causa sembra risiedere nell’azione di agenti esterni (raggi solari, caldo e freddo eccessivi, polveri irritative, ecc.). ◆ Dim. pellicina (v.), pellicèlla, pellétta (v.); spreg. pellùccia, pelluzza, non com. pelliciàttola; pegg. pellàccia (v.).