pelo
pélo s. m. [lat. pĭlus, di origine sconosciuta]. – 1. a. Produzione epidermica filiforme e flessibile, costituita da cellule, sostanza cornea e fibre connettivali; comprende uno scapo o porzione libera, e una radice che presenta al suo estremo un rigonfiamento o bulbo, infisso obliquamente in una invaginazione dell’epidermide, detta follicolo pilifero. I peli, di diverso colore, sono variamente distribuiti sulla pelle dell’uomo e degli altri mammiferi, con la funzione di impedire la dispersione del calore; nella specie umana sono di norma più diffusi nell’uomo che nella donna, e sono più folti in alcune regioni (cuoio capelluto, sopracciglia, ciglia, pube e ascelle), mentre mancano completamente in corrispondenza della palma della mano, della pianta del piede, della regione flessoria ed estensoria di alcune articolazioni; nei mammiferi, in generale, possono essere di diverso calibro ed essere trasformati in relazione a diverse funzioni, come gli aculei (per es. nel riccio e nell’istrice), che sono costituiti da peli enormemente ingrossati e rigidi e hanno una funzione di difesa, o le vibrisse (per es. i baffi dei felini e dei roditori), capaci di raccogliere stimoli tattici. Terminologia dell’uso com.: i p. della barba, dei baffi; i p. del capo (solitamente chiamati capelli); avere il petto, le spalle coperte di peli; p. lungo, corto, bianco, grigio, biondo, nero, castano; p. morbidi, ispidi, duri; tirare un p.; eliminare, strappare i p. superflui; Già mi sentia tutti arricciar li peli De la paura (Dante); aprì l’impannata d’una sua finestrina, mise fuori la testa, con gli occhi tra’ peli (Manzoni). Locuz. e frasi proverbiali: vale più un p. della sua barba che tutta la vostra, di persona che ha molto più valore di un’altra; non torcere un p. (un capello), non fare il minimo male; non avere peli sulla lingua, essere franco nel parlare; cercare il p. nell’uovo, di chi, per pedanteria, per essere troppo esigente, meticoloso, incontentabile, trova da ridire su tutto e critica ogni cosa rilevando anche i minimi difetti, le più piccole imperfezioni (v. fig. a p. 926). b. Con valore collettivo, l’insieme dei peli, il pelame, soprattutto di animali: Una lonza leggiera e presta molto, Che di pel macolato era coverta (Dante); un cane di p. bianco e nero; tagliare, tosare il p.; il gatto quando è irritato arruffa il p.; lisciare, accarezzare il gatto per il verso del p. o contro pelo; animali che in certe stagioni perdono il p.; il lupo perde il p. ma non il vizio, prov. (v. lupo); cane da pelo, per la caccia alla selvaggina costituita da mammiferi (in contrapp. a cane da penna per la caccia agli uccelli); montare a pelo, cavalcare senza sella. Con riferimento al colore del mantello dei cavalli: pel di lupo, varietà del baio (lo stesso che baio lupino); pel di ratto, lo stesso che grigio sorcino; pel di vacca, quando la criniera e la coda, diversamente dalle altre parti del corpo, sono bianche o di colore molto chiaro; talora sinon. di pelliccia: un mantello con il collo di pelo, con risvolti di pelo alle maniche, foderato di pelo di coniglio; un manicotto di pelo; nel linguaggio dei pellicciai, p. lanoso, sinon. di borra o lanugine o sottopelo. Riferito all’uomo, è com. soltanto in determinate locuz.: uno spavento da far rizzare il p.; un giovane di primo p., che comincia appena a mettere la barba, e fig. inesperto; Un vecchio, bianco per antico pelo (Dante); Giovinetto pensiero in pel canuto (Marino); un ragazzo rosso di p., di p. rosso (v. anche malpelo, e pel di carota nella voce carota); in usi fig.: Ché tutti siàn [= siamo] d’un pelo e d’una buccia (Pulci), della stessa natura; lo scapestrato aveva invitato alcuni suoi amici dello stesso p. (Manzoni), scapestrati quanto lui; avere il cuore con tanto di p., essere freddo, insensibile ai mali altrui; avere il pelo sullo stomaco, essere spregiudicato, privo di scrupoli; per la locuz. lisciare il p., v. lisciare, n. 2 c. L’espressione contro pelo può riferirsi oltre che agli animali anche all’uomo (v. contropelo); fare il p. e il contropelo, radere per un verso e poi per l’altro, e, in senso fig., sottoporre a critica spietatamente severa. 2. estens. a. P. acustico, ciuffo di lunghe ciglia agglutinate in un unico filamento, sporgente dalla superficie libera delle cellule acustiche del labirinto membranoso dell’orecchio interno. b. In botanica, elemento di origine epidermica, uni- o pluricellulare, semplice o ramificato, piccolo e conico (papilla), come in certi petali, o di lunghezza variabile, fino a qualche centimetro, come nel cotone; può svolgere funzioni diverse: protezione dei tessuti sottostanti dalle radiazioni solari, controllo della traspirazione (p. protettori o di ricoprimento), difesa contro animali fitofagi (p. urticanti), secrezione di varie sostanze (p. ghiandolari), assorbimento dell’acqua e degli elementi nutritivi (p. radicali), disseminazione, ecc. c. L’insieme dei filamenti che sporgono sulla superficie di certe stoffe: dare il p. ai panni, mediante l’operazione della garzatura (v.); spazzolare nel verso del p.; il panno rizza il p., quando è di cattiva qualità. 3. Con sign. più tecnici, nell’industria tessile: a. Fibra naturale, detta anche lana speciale, ricavata dal vello di alcune specie di capra e di camelidi (cachemire, mohair, cammello, lama, vigogna, ecc.), generalmente dotata di un’alta coibenza termica. b. Tessuti a pelo, i tessuti che, per tecnica di tessitura, o in virtù di una particolare rifinizione (come, per es., i loden, i castorino, i moutonné), si presentano con il diritto ricoperto da pelo avente o no una direzione preferenziale. c. Filo semplice di seta greggia con torsione più o meno forte (da 150 a 600 giri al m) impiegato principalmente nella fabbricazione del tulle. 4. a. Crepatura sottile ma profonda in un muro, nella locuz. fare pelo: le muraglie di essi [palagi] fanno pelo e corpo qua e là, e piene di scrèpoli a mala pena si reggono (Algarotti). b. P. del marmo, espressione usata dai cavatori per indicare sottili fratture saldate, poco visibili, che attraversano i blocchi di marmo e che ne possono provocare la rottura durante le operazioni di estrazione e di lavorazione. 5. fig. a. L’estremo livello superiore di un liquido, la superficie: a p. dell’acqua. In idraulica, p. libero, la superficie libera, quella che delimita superiormente una massa liquida in quiete o in movimento. b. In locuzioni dell’uso fam., distanza o differenza minima: ci corre un p., c’è poca differenza; mi sembra un p. più grande del necessario; c’è mancato un p. che non mi colpisse; sono stato a un p. dal prenderlo; mi è sfuggito proprio per un pelo. Poco com. le locuz. avv. a pelo, precisamente, in modo esatto, a pennello (tutto va a pelo), e pelo pelo, appena appena: c’è riuscito pelo pelo. ◆ Dim. pelino, pelétto; vezz. pelùccio e più com. peluzzo (v.); raro l’accr. pelóne; pegg. pelàccio.