perdizione
perdizióne s. f. [dal lat. tardo, eccles., perditio -onis, der. di perdĕre «perdere»]. – 1. Danno irreparabile, rovina materiale: andare, mandare in (meno com. a) p.: morto suo padre, ha mandato in p. tutto il patrimonio. 2. a. Più spesso, rovina morale e spirituale, condizione di vita viziosa, depravata: condurre, portare a p.; vivere nella p.; mettersi, essere sulla via della p.; luogo di p., luogo, ambiente, ritrovo che offre occasioni di vita dissoluta, anche in senso iron. e scherz.: che ci fai tu, in questo luogo di p.?; anticam., con valore eufemistico, postribolo. In partic., la p. dell’anima, la p. eterna, l’estrema p., la dannazione eterna. Non com., essere innamorato alla p. (cioè sino a rischiare di perdersi), essere perdutamente innamorato: compiangeva in cuor suo, veramente, la povera amica innamorata alla p. del giovane medico (Pirandello). b. letter. Annullamento, dissoluzione della personalità, o stato di estasi: essere inebriato di p.; sento come il fascino della p. (D’Annunzio); la conoscenza di Dio non concepibile dal pensiero dell’uomo, che a lui si congiunge solo nella mistica p. (B. Croce).