perforare
v. tr. [dal lat. perforare, comp. di per-1 e forare «forare»] (io perfóro, ecc.). – Forare penetrando in profondità o anche passando da parte a parte, con riferimento sia all’oggetto che produce, o con cui si produce, la perforazione, sia alla persona che pratica il foro o i fori: p. un muro, una parete; punte di trapano per p. il legno, il ferro, la roccia; p. il cuoio con un punteruolo; p. le schede (meccanografiche), con la macchina perforatrice; p. una lamiera per dare passaggio alle viti; p. il terreno con trivelle, per ricerche geologiche, minerarie, ecc.; p. la montagna per la costruzione di una galleria; p. il lobo dell’orecchio, per potervi appendere l’orecchino; l’ulcera gli aveva perforato la parete dello stomaco. In usi fig.: un urlo lacerante perforò l’aria; la Carmela continuava a guardarlo con quegli occhi che perforavano (Tobino). Come intr. pron., perforarsi, subire una perforazione, per il formarsi, dovuto a cause varie, di un foro o di una cavità: la lastra di zinco si era perforata in più punti; c’è pericolo che si perfori l’intestino. ◆ Part. pres. perforante, anche come agg. (v. la voce). ◆ Part. pass. perforato, anche come agg., con accezioni partic. (v. la voce).