permesso premio
loc. s.le m. Permesso concesso a un detenuto, come premio per la sua buona condotta. ◆ il giudice di sorveglianza del Tribunale di Pavia – un giovane giudice fresco di nomina, un giudice che non si è mai scomodato ad andare in carcere e conoscere personalmente l’uomo – ha respinto un’istanza di permesso premio avanzata da Mario Tuti il venti dicembre 1997, (Foglio, 13 agosto 1998, p. 3) • [tit.] [Giovanni] Brusca, dalla strage ai permessi premio [testo] […] Brusca, in cella dal giorno del suo arresto, avvenuto il 20 maggio del 1996, ha trascorso finora i permessi premio con la sua famiglia, che vive in una località protetta. (Sicilia, 13 ottobre 2004, p. 7, Fatti di Sicilia) • l’inchiesta milanese è piena di parole. Alcune hanno svelato il progetto di nuova evasione da parte di Marcello Ghiringhelli, uno che ha passato da tempo la sessantina, ergastolo per duplice omicidio brigatista risalente al 1982, già fuggito nel ’98 durante un permesso premio, riacciuffato in Svizzera, ammesso al lavoro esterno al carcere nel novembre scorso. (Giovanni Bianconi, Corriere della sera, 14 febbraio 2007, p. 5).
Espressione composta dai s. m. permesso e premio.
Già attestato nel Corriere della sera del 10 febbraio 1992, p. 41 (Siro Marziali).