pero
però cong. [lat. per hoc «per questo»]. – 1. Cong. avversativa con valore analogo a ma, di cui è d’uso meno frequente avendo senso più decisamente avversativo: sarà faticoso, p. è bello; è un film girato molto bene, p. il soggetto non mi è piaciuto; vai pure dove vuoi, p. stai attento; diversamente da ma, può trovarsi anche posposta: è un’automobile robusta, non bella p.; può darsi che non sia un genio, non vorrai negare p. che sia un gran lavoratore; aspettami a casa: se p. non sarò arrivato per le sei, esci pure; spec. nell’aggiungere precisazioni e correzioni a quanto già detto: è quasi la medesima cosa, con questa sola differenza, però, che ...; sono molto debole, non tanto però da non poter camminare. Molto spesso nella lingua parlata e familiare è rafforzata da ma (si tratta di uso antico, tradizionalmente sconsigliato nella lingua formale): io ti aiuto, ma però qualche piccolo sforzo devi farlo anche tu; cose da levarvi l’allegria per tutta la vita; ma però, a parlarne tra amici, è un sollievo (Manzoni); raddoppiata, può servire a introdurre timidamente un’obiezione: va bene che non hai avuto tempo, però però ... se avessi voluto ... All’inizio di frase, più raram. alla fine, pronunciato con tono interiettivo, esprime ammirazione o finta sorpresa nel constatare una realtà apparentemente insospettata o contraria all’apparenza: però, quella ragazza non è poi così male!; non è mica scemo, però! Talora con valore più prossimo a tuttavia, nondimeno (o con quello restrittivo di almeno): avvegna che lo servo non possa simile beneficio rendere a lo signore quando da lui è beneficiato, dee però rendere quello che migliore può (Dante); se anche non puoi andare di persona, devi però mandarci qualcuno dei tuoi. 2. pop. o letter. Perciò, proprio per questo: Tempo non mi parea da far riparo Contra colpi d’Amor: però m’ andai Secur, senza sospetto (Petrarca); lo sapevo bene, però non te l’ho domandato. Con questo senso, per evitare ambiguità, è più spesso, spec. nello scrivere, preceduto dalla cong. e (anche in grafia unita, epperò): stando così ferma io svengo; e però, se ti dà l’animo di corrermi allato, fa di non vi crepare, perch’io fuggo assai (Leopardi); mi pareva che tu l’avessi dimenticato, epperò te l’ho voluto ricordare. Per la forma composta però che (in luogo della quale anticamente s’usò talvolta il semplice però), v. perocché.