personalita
personalità s. f. [dal lat. tardo personalĭtas -atis, der. di personalis «personale1»]. – 1. non com. L’esser personale, tipico, caratteristico di una singola persona: la p. di un’opinione, di un’idea; p. del diritto o della legge, il principio (contrapp. a quello della territorialità del diritto) per il quale i soggetti di uno stesso ordinamento politico-giuridico o anche le persone viventi di fatto su uno stesso territorio pur appartenendo a stati diversi, possono regolarsi con leggi diverse cioè con le leggi della stirpe o dello stato a cui appartengono, considerate come inerenti alla persona. 2. In diritto, con riferimento a enti, società, fondazioni, il fatto d’essere riconosciuto come soggetto di diritto, e di godere quindi di capacità giuridica e di capacità di agire (v. persona, n. 4); diritti della p., in contrapp. ai diritti economici e patrimoniali, i diritti che concernono la difesa della persona nelle sue spettanze più proprie (il nome, la riservatezza, l’onore, ecc.); delitti contro la p. individuale, quelli contro lo stato individuale di libertà (riduzione in schiavitù, alienazione e acquisto di schiavi, plagio); delitti contro la p. dello stato, quelli che minacciano e ledono l’integrità politico-territoriale, l’indipendenza, la pace, ecc. dello stato. P. internazionale, qualificazione assunta da un ente destinatario delle norme dell’ordinamento internazionale e quindi soggetto all’ordinamento stesso: è attribuita in genere agli stati (ma anche ad altri enti che non sono veri stati, come la Santa Sede, l’Ordine di Malta, determinate unioni internazionali) non in virtù di un riconoscimento formale di altri preesistenti soggetti, ma in modo automatico, come conseguenza della loro pura esistenza di fatto. 3. In psicologia, l’insieme di quelle disposizioni e funzioni affettive, volitive e cognitive che si sono progressivamente combinate nel tempo ad opera di fattori genetici, di dinamiche formative e di influenze sociali, fino a costituire una struttura relativamente stabile e integrata riconosciuta dall’individuo come propria, ed espressa di volta in volta nel proprio particolare modo di interagire con l’ambiente, di determinare i proprî scopi, di regolare il proprio comportamento: studio, teoria della p.; classificazione, tratti distintivi, fattori della p.; p. normale, equilibrata, psicopatica; dinamica e sviluppo della p., disturbi della personalità. Nell’uso com., avere una p. forte, decisa, una notevole p., avere spiccate doti di temperamento, intelletto, carattere; al contrario, avere una p. debole, avere poca, scarsa, fiacca p.; imporre, affermare la propria p.; con uso assol., individualità spiccata: è un uomo ricco di p., senza p., privo di p.; avere, non avere personalità. Talora riferito, con uso estens., anche a cose che si distinguano da altre dello stesso genere per loro caratteri spiccati: una costruzione che ha una sua p.; un vino ricco di personalità. 4. a. Persona degna di rispetto e riguardo per l’alta carica che ricopre, la funzione che svolge, il potere che detiene: le più alte p. dello stato, della politica; persona che si distingue dalle altre per capacità e meriti particolari: le p. del mondo culturale, sportivo, cinematografico; è una p. nel campo degli studî nucleari. b. Culto della p., espressione (in russo kul′t ličnosti) con la quale il 20° congresso del Partito comunista dell’URSS (1956) definì il cieco ossequio alle direttive politiche non espresse dalla volontà dello stato tutto, ma di un governante (nella fattispecie Stalin), stigmatizzandolo come principio di un regime di dittatura e contrario a ogni concetto di reggimento democratico. Per estens., esaltazione collettiva e acritica di un uomo politico, un personaggio pubblico e sim. 5. non com. Atto o discorso ispirato da motivi personali, soprattutto da rancore e astio: la discussione si fece vivace, ma senza scendere a p.; le miserelle p. che vi detta ... invidia ... rimangano pure su l’anima vostra (Carducci).