persuasione
persuaṡióne s. f. [dal lat. persuasio -onis, der. di persuadere «persuadere»]. – 1. a. Il persuadere, l’atto, il modo, il metodo del persuadere: in ciascuna maniera di sermone lo dicitore massimamente dee intendere a la p. (Dante); ricorrere alla p., alle arti della p., fare uso della p.; indurre con la p.; cercare di ottenere con la p. più che con la forza e con le minacce; un discorso, un ragionamento che ha (o non ha) forza di persuasione. In psicoterapia, tecnica non analitica basata essenzialmente sulla conversazione razionale tra medico e paziente in stato di veglia, impiegata nel trattamento delle forme più lievi di nevrosi. P. occulta, tecnica pubblicitaria o propagandistica che cerca di raggiungere lo scopo per via indiretta, agendo sul subconscio del consumatore o del destinatario (l’espressione è coniata su quella, più com., di persuasore occulto: v. persuasore). b. Il persuadersi, l’essere persuaso, lo stato di chi è convinto della verità di qualche cosa: ho la p. che ...; sono giunto alla p. che ..., rimango fermo, mi rafforzo, mi confermo nella p. che ...; è mia ferma p. che ...; non ha agito inconsideratamente ma per intima p.; i suoi sospetti (o i suoi dubbî) divennero via via p., certezza; la p. del principe pareva così intera, che Geltrude non osò proferire una parola (Manzoni). In filosofia, il concetto di «persuasione» è affine a quello di «certezza», dal quale tuttavia si distingue per una minore validità obiettiva: la certezza sarebbe piuttosto il convincimento della verità, mentre persuasione potrebbe essere anche il convincimento di idee opinabili. 2. ant. Ragionamento persuasivo: queste persuasioni ... accesono forte i già per loro medesimi riscaldati animi al male (Machiavelli).