pestare
v. tr. [lat. tardo pĭstare, frequent. di pinsĕre «pestare, pigiare» (part. pass. pistus, in alternanza con pinsus e pinsĭtus)] (io pésto, ecc.). – 1. a. Battere fortemente e più volte, con uno strumento pesante, in modo da ammaccare, frantumare, triturare: p. il pepe nel mortaio; p. la carne sul tagliere; lo speziale ... andava a p. i suoi unguenti nel mortaio (Verga); p. l’uva nel tino, più com. pigiare. b. Per estens., percuotere, battere, bastonare: l’hanno pestato a sangue; p. qualcuno di botte, di calci; p. la schiena a qualcuno. Scherz., p. il pianoforte, la tastiera, suonare male, con tocco pesante. 2. a. Premere con il piede, calcare, calpestare: p. il mozzicone della sigaretta per spegnerla; p. un piede a qualcuno (o assol. p. qualcuno), dargli una pestata (in senso fig., p. i piedi o scherz., i calli a qualcuno, infastidirlo, intralciarlo, tentare di danneggiarlo); non com., p. le orme di qualcuno, seguirne l’esempio: Questi, l’orme di cui pestar mi vedi ... Fu di grado maggior che tu non credi (Dante). Con riferimento ad azione compiuta disavvedutamente: ho pestato una buccia di banana e sono scivolato; stai attento a non p. i fiori. b. P. i piedi, batterli ripetutamente per terra, in segno di stizza, ira, o anche per difendersi dal freddo: pestando i piedi, mordendosi le mani, strappandosi i capelli, s’era messo a gridar giustizia (Pirandello). ◆ Part. pass. pestato, e ant. pésto: Arriguccio aveva detto che tutta l’aveva pesta (Boccaccio); oggi pesto si conserva soltanto in funzione di agg. e s. m. (v. la voce).