peste
pèste s. f. [dal lat. pestis «distruzione, rovina, epidemia», prob. affine a peior, pessimus]. – 1. a. Malattia infettiva e contagiosa, ad alta mortalità, dovuta al batterio Yersinia pestis, trasmesso all’uomo dalle pulci dei generi Xenopsylla e altri, parassite dell’uomo e di varî roditori, in partic. ratti e topi: si manifesta, dopo una breve incubazione di 2-7 giorni, con febbre alta, dolori al capo e alla colonna vertebrale, vertigini, delirio e altri disturbi, ed è caratterizzata nella forma più comune (p. bubbonica) da tumefazioni di uno o più ganglî linfatici del collo, delle ascelle, dell’inguine, talvolta di quelli mediastinici o addominali, ma può anche decorrere senza linfadenite con i caratteri di una grave sepsi fulminante (p. setticemica primaria) e, più raramente, localizzarsi nei polmoni per inalazione diretta di bacilli pestosi (polmonite pestosa) o alle meningi come complicanza della peste bubbonica (meningite pestosa); p. nera, l’epidemia di peste che imperversò in Asia e in Europa nel 14° sec. così chiamata per i fenomeni emorragici, cutanei, mucosi e viscerali, che provocava nei malati (detta anche p. orientale, perché il focolaio iniziale era situato in Asia); p. ambulatoria, o pestis minor, forma a decorso particolarmente lieve, riscontrabile all’inizio o più frequentemente alla fine del corso di una epidemia. È una malattia oggi praticamente scomparsa nei paesi sviluppati (pur rimanendo endemica in alcune regioni dell’Asia, dell’Africa e dell’America Settentr. e Merid.), ma nel passato le epidemie di p. furono un temutissimo flagello i cui effetti micidiali sono stati rappresentati in celebri descrizioni letterarie, come, per es., quella di Tucidide sulla peste d’Atene del 430-429 a. C., imitata poi da Lucrezio, quella del Boccaccio sulla peste del 1348, quella del Manzoni sulla peste del 1630, e, in tempi recenti, quella di un’epidemia immaginaria, nel romanzo La peste (1947) di A. Camus. b. Locuz.: non avrà mica la p., non ci sarà mica la p., frasi enfatiche o scherz. rivolte a chi, senza ragioni evidenti, mostra ripugnanza ad avere rapporti con certe persone o a recarsi in un dato luogo; fuggire qualcuno o qualcosa come la p., evitarlo con ogni mezzo, non volerci avere niente a che fare. 2. fig. a. Cosa, fatto, fenomeno ritenuti dannosi, dolorosi, capaci di infauste conseguenze; in partic., male, calamità che tende a diffondersi, che è difficile estirpare: l’ambizione e la corruzione dei costumi sono la p. della società; non riesce a salvarsi dalla p. degli adulatori. Dire peste, o p. e corna, di qualcuno, dirne tutto il male possibile. b. Persona, più spesso ragazzo o bambino, che per il suo carattere e il suo comportamento rappresenta un fastidio, una grave noia per gli altri: quel ragazzo è una p., non dà un minuto di pace; mio figlio è diventato una vera peste. c. Pessimo odore, puzzo, fetore: che p. quel sigaro!; che p. in questa stanza!; ogni passo che fanno nell’andito, senton crescere un tanfo, un veleno, una p., che li respinge indietro (Manzoni). 3. estens. a. Malattia venerea, sifilide (sign. che si ritrova nel der. appestato), o anche altra grave malattia contagiosa. b. Nome di altre affezioni, altamente contagiose, di varî animali; p. dell’ape, che colpisce le larve di una covata, e di cui sono note due forme, la p. americana o maligna, più grave e pericolosa, dovuta a un batterio (Bacillus larvae), e la p. europea o benigna, meno grave, dovuta a Streptococcus pluteus, spesso associato ad altri microrganismi; p. aviaria, malattia acuta di origine virale, ad alta mortalità, che colpisce polli, tacchini, fagiani e altri volatili; p. bovina, malattia acuta, anch’essa di natura virale e ad altissima mortalità, che colpisce i ruminanti domestici e selvatici; p. equina, grave malattia diffusa solo nel continente africano, sostenuta da un virus e trasmessa da insetti ematofagi, che attacca cavalli, muli, asini e zebre; p. suina, detta anche colera dei suini, malattia epidemica virale dei suini, caratterizzata da lesioni infiammatorie o necrotiche a carico di varî organi, particolarmente dei polmoni e del tubo digerente. 4. Peste dello stagno (metallo): fenomeno per il quale lo stagno, normalmente bianco e compatto, tenuto a lungo in ambienti freddi, si trasforma talora in una massa grigia e incoerente, in quanto passa, con un notevole aumento di volume che ne provoca la disgregazione, dalla forma allotropica beta, tetragonale, stabile a temperature maggiori di 13 °C, alla forma allotropica alfa, cubica, stabile a temperature minori. 5. In botanica, p. d’acqua, pianta acquatica (lat. scient. Elodea canadensis), con rami sottili ricoperti in tutta la lunghezza da piccole foglie in verticilli per lo più trimeri, che, originaria dell’America Settentr. e introdotta in Europa nel 1836 soltanto con esemplari femminili, si è propagata nelle acque lente, a volte in tale abbondanza da ostacolare la pesca e da riuscire anche altrimenti dannosa; negli ultimi anni tende a divenire più rara; si coltiva negli acquarî ed è anche usata in esperienze di fisiologia vegetale.