piacere1
piacére1 (ant. placére, piagére, plagére e altre var.) s. m. [uso sostantivato del verbo seg.]. – 1. a. Senso di viva soddisfazione che deriva dall’appagamento di desiderî, fisici o spirituali, o di aspirazioni di vario genere: mangiare, bere con p.; sentire, provare, avere p. di qualche cosa; è una notizia che mi dà (o che mi fa) p.; guardare con p. il lavoro finito; un bambino sano e colorito ch’è un p. vederlo; ho ascoltato il suo discorso con vivo p.; ho appreso con p. che sarai nostro ospite. Nell’uso com., in frasi di cortesia: che p. averti incontrato!; abbiamo il p. di comunicarle ..., formula usata nel dare notizie per via epistolare; è un p., sarà un p. per me, accettando di fare cosa proposta da altri; ellitticamente: p. di fare la sua conoscenza, di conoscerla (o semplicem. piacere!; che piacere!; il p. è tutto mio!), formule di cortesia in uso nelle presentazioni tra le persone. b. In senso assoluto (come traduz. del gr. ἡδονή e del lat. voluptas), contrapp. a dolore, è il tema, già dall’età socratica, di considerazioni e discussioni filosofiche, spesso antitetiche, volte a stabilirne e fissarne la natura, il ruolo che riveste nel comportamento umano, la valutazione che se ne deve fare dal punto di vista etico. c. In psicanalisi, principio del p., uno dei due principî fondamentali del funzionamento psichico (l’altro è il principio di realtà), secondo il quale l’uomo tende costantemente a soddisfare i proprî bisogni al fine di ridurre la tensione che il loro insorgere aveva provocato; nel corso dello sviluppo ciò avviene dapprima tramite la soddisfazione diretta del bisogno, successivamente anche attraverso l’immaginazione e la sublimazione, e in via normale tramite l’adattamento al mondo esterno, in particolare alle persone e agli oggetti capaci di fornire gratificazione pulsionale. 2. Con valore più o meno concr.: a. Cosa che dà piacere, che soddisfa: il p. di un buon bicchiere di vino; i p. della tavola; assaporare, provare il p. del riposo, della vacanza; i p. materiali, i p. della vita, dei sensi (o della carne), quelli legati alla soddisfazione dei sensi; senza determinazione, s’intende sempre con quest’ultimo sign.: la ricerca del p., dei p.; correre dietro ai p.; una vita dedita ai p.; p. illeciti, disonesti; ormai disus., casa di piacere, postribolo. b. Divertimento, distrazione, occupazione piacevole: ogni tanto si prende il p. di canzonarlo; gita, viaggio di piacere; accontentarsi dei minuti p., delle piccole distrazioni quotidiane; non è un p. per me dover rifare il lavoro altrui, non è divertente; prov.: prima il dovere poi il piacere. c. Servizio, atto di cortesia fatto per compiacere qualcuno (meno importante di favore): gli ho fatto molti p.; non fa altro che chiedere piaceri; ho dovuto ricambiare un grosso p. che mi era stato fatto. In formule di cortesia: mi faccia il p. di rispondermi, di avvertirmi in tempo; spesso con tono iron. o risentito: fammi il p., il santo p., di smetterla; assol.: ma fammi il p.!; ma mi faccia il p.!, in risposta a persona che dice cose poco credibili; chiedere una cosa per p., a titolo di favore; per p. è frequente formula di cortesia nel domandare qualcosa, con lo stesso sign. di per favore (o per cortesia, per gentilezza): per p., vuoi dirmi che ora è?; per p., mi fa accendere? 3. Desiderio, volontà, criterio personale di scelta, di decisione: a mio, a tuo, a vostro p. (o a piacer vostro), secondo la mia, la tua, la vostra volontà. A piacere, a volontà, senza limiti o restrizioni; anche in ricette di cucina, per indicare che la dose di un dato ingrediente può variare a seconda dei gusti; nella lista delle vivande, in pensioni o trattorie, pane, vino a p., in quantità non limitata, senza aumento del prezzo per il cliente; in didascalie musicali, a piacere, locuz. avv. equivalente di ad libitum (v.). 4. Nell’uso ant., la bellezza considerata come l’insieme delle qualità esteriori che suscitano amore: Amor, ch’a nullo amato amar perdona, Mi prese del costui piacer sì forte, Che, come vedi, ancor non m’abbandona (Dante). ◆ Dim. piacerino, piacerùccio; più com. l’accr., scherz., piaceróne.