piacere2
piacére2 (ant. placére, piagére, plagére e altre var.) v. intr. [lat. placēre, affine a placare e, come questo, di origine sconosciuta] (pres. indic. piàccio, piaci, piace, piacciamo, piacéte, piàcciono; pass. rem. piàcqui, piacésti, ecc.; pres. cong. piàccia, ... piacciamo, piacciate, piàcciano; part. pass. piaciuto; aus. essere). – 1. Riuscire gradito, bene accetto, rispondere pienamente ai gusti, alle esigenze, alle aspirazioni personali. Come il suo contrario (dispiacere), si costruisce spesso con prop. soggettiva o è usato impersonalmente: mi piace dedicarmi al giardinaggio; mi piacerebbe davvero partire per una lunga vacanza; gli piace che nel lavoro ci si impegni al massimo. Ellitticamente: ti piacerebbe!, scherz., di cosa che si considera difficilmente raggiungibile; così mi piace, per indicare approvazione. Può accompagnarsi con un compl. predicativo che precisi il modo e le condizioni: il pane mi piace ben cotto; l’insalata mi piace poco condita; le vacanze mi piacciono fatte in compagnia. a. Con riferimento a soddisfazioni sensoriali: un profumo, un sapore che mi piace; non a tutti piace stare esposti al sole; mi piace il rumore del mare; gli piace il silenzio della campagna. Di cibo che si mangia volentieri, con gusto: questo tipo di pasta mi piace; anche per indicare una disposizione abituale: gli piacciono i funghi, i tartufi. b. Con riferimento a soddisfazioni di carattere estetico, intellettuale, morale: mi piace questo tuo vestito, questa tua pettinatura; mi piace come hai arredato la stanza; mi piace l’arte barocca; il suo ultimo romanzo è piaciuto molto; mi è piaciuta la tua conferenza; non è bello quel che è bello ma è bello quel che piace, frase prov. con cui si suole sostenere la soggettività e la relatività del concetto di bellezza. c. Con sign. più generico, di cosa che soddisfi desiderî, esigenze personali di comodità, particolari consuetudini, gusti abituali e sim.: gli piace sedersi in poltrona e guardare la televisione; mi piace alzarmi presto; gli piace parlar chiaro; mi piace non rimandare quello che devo fare. In frasi negative: ha una faccia che non mi piace; un modo di fare che non mi piace, che non mi soddisfa, o anche che mette in sospetto, che non dà sicurezza; ha un colorito, un aspetto che mi piace poco, che suscita preoccupazione. d. Con soggetto di persona, può indicare che tale persona incontra il consenso altrui in qualche sua attività o manifestazione, quando queste vengano opportunamente specificate: il tenore è piaciuto al pubblico soprattutto nel duetto con il soprano; mi è piaciuto il direttore quando ha redarguito gli assenteisti; si mise a ballare e piacque a tutti. In altri casi si riferisce senz’altro all’attrazione tra due persone: quel giovane le piace molto (iperb., le piace da morire); la ragazza gli era sempre piaciuta; e forse ti rimembra In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti Piacquero a te (Leopardi); e assol.: farebbe qualsiasi sacrificio pur di piacere; è una persona che piace, che suscita simpatie. 2. a. Per indicare una libera scelta: faccio quello che mi piace, quello che mi pare e piace; fate come vi piace, come preferite; decida come gli piace, o, con un comparativo, come meglio, o come più, gli piace. b. In formule di cortesia: se vi piace, se volete; vi piaccia dirmi, confermarmi, e sim., vogliate per cortesia dirmi, confermarmi e sim. c. Con uso impersonale, sembrare opportuno: piacque al senato che si dessero al console pieni poteri; ci piacque premiarlo per i suoi meriti. Con riferimento alla volontà divina, l’uso è vivo nelle frasi: piaccia (o piacesse) a Dio (o al cielo) che ..., per introdurre augurî e preghiere; sarà quel che a Dio piace, ciò che Dio vuole; come, o così, a Dio piacque, soprattutto nei resoconti di peripezie o disavventure: alla fine, come a Dio piacque, arrivammo; Tre volte [il turbo, cioè il vortice di vento] il fé girar con tutte l’acque; A la quarta levar la poppa in suso E la prora ire in giù, com’altrui piacque (Dante). 3. ant. Compiacere, accontentare, assecondare i voleri altrui: morto disiderava di veder colui a cui vivo non avea voluto d’un sol bascio piacere (Boccaccio). ◆ Part. pres. piacènte, usato come agg. (v. la voce).