piaggia
piàggia s. f. [lat. mediev. plagia «pendio, costa di monte» e «spiaggia» (di cui sono anche documentate le var. plaia e masch. plaiu), forse incrocio del lat. plaga (v. plaga) con il gr. πλάγια «pendenze, coste, fianchi», pl. neutro sostantivato dell’agg. πλάγιος «obliquo, trasversale» (con il quale si spiegherebbe anche la forma masch. del mediev. plaiu)] (pl. -ge). – 1. ant. e letter. Tratto di terreno in pendenza, declivio di un monte, di un’altura, o anche zona piana che interrompe la discesa di un rilievo: Ripresi via per la p. diserta, Sì che ’l piè fermo sempre era ’l più basso (Dante); correvamo giù per le piagge, di siepe in dirupo, raggiungevamo il torrente (Pratolini). 2. letter. o region. Spiaggia, fascia di terra che digrada lentamente verso il mare o che scende a un corso d’acqua: la barca ... in sul vespro ben cento miglia sopra Tunisi a una p. vicina a una città chiamata Susa ne la portò (Boccaccio); il barcaiuolo, ... vogando a due braccia, prese il largo verso la p. opposta (Manzoni, Pr. Sp., ediz. 1827, cap. VIII, sostituito nell’ediz. 1840 con spiaggia). Ant., andare piaggia piaggia, avanzare costeggiando. 3. poet. Luogo campestre, e più genericam. regione, territorio, plaga: Cesare taccio che per ogni piaggia Fece l’erbe sanguigne Di lor vene (Petrarca); Morian per le rutene Squallide piagge, ahi d’altra morte degni Gl’itali prodi (Leopardi). ◆ Dim. piaggétta; accr., non com., piaggióne m.