piangere
piàngere (ant. o poet. piàgnere) v. intr. e tr. [lat. plangĕre «percuotere, battersi il petto, piangere lamentandosi»] (io piango, tu piangi, ecc.; pass. rem. piansi, piangésti, ecc.; part. pass. pianto). – 1. intr. (aus. avere) a. Versare lacrime, in silenzio o, più spesso, con gemiti, singhiozzi, lamenti, per forte commozione, pena, o anche per sofferenza fisica: p. dirottamente, sommessamente, segretamente o in segreto; p. singhiozzando; p. amaramente, p. a calde lacrime. Con un compl. di causa, introdotto dalla prep. per: p. per il dolore, per la rabbia, per la gioia; p. per un torto subito; p. per la morte di una persona; o anche dalla prep. di (non seguita da articolo): p. di dolore, di rabbia, di disperazione, di dispetto, di commozione, di gioia; meno spesso da (con articolo): p. dalla felicità, dallo sconforto; letter., con complemento rappresentato da persona: Di me non pianger tu, ché’ miei dì fersi Morendo eterni (Petrarca). Con uso assol., può indicare un pianto dirotto o prolungato: fatti forza, non p. così; ha pianto tutta la notte; non fa altro che piangere. Frequente la locuz. far p., commuovere, rattristare: un film, un libro, una storia che fa p.; una situazione drammatica, da far p.; e in usi iperb.: sono cose che farebbero p. i sassi; anche, fare pena o compassione, per essere mal fatto, male eseguito: uno spettacolo che fa p.; un’esecuzione da far p.; ha presentato un tema scritto così male che faceva piangere. Altre locuz. comuni: p. come un vitello, dirottamente; mi piange il cuore, mi dispiace, mi rattrista profondamente: mi piange il cuore a saperlo abbandonato in un ospedale; mi piange il cuore a veder sprecare così la roba; fig., p. sul latte versato, pentirsi troppo tardi di aver commesso uno sbaglio, un errore; p. addosso, di vestito misero, o che cade male sulla persona perché inadatto (con altro sign. l’espressione enfatica piangersi addosso: v. addosso); p. con un occhio solo, fare finta di piangere, o anche subire una perdita o un danno di gravità piuttosto contenuta (per altra fraseologia relativa agli occhi, v. occhio, n. 2 b). b. estens. Gemere, lamentarsi per qualche sofferenza, ma senza versare lacrime: quando comincia a p. sulle sue disgrazie non la finisce più. Con riferimento ad animali, guaire, mugolare e sim.: il cane dei nostri vicini ha pianto tutta la notte; i gattini affamati piangevano nel cortile. Estens. e fig., nel gioco delle carte: il piatto piange, frase con cui si suole osservare che qualcuno non ha versato la posta dovuta. 2. intr. pron., ant. Lamentarsi, affliggersi, dolersi: La gente nuova e i sùbiti guadagni Orgoglio e dismisura han generata, Fiorenza, in te, sì che tu già ten piagni (Dante). 3. Con uso trans.: a. Seguìto da un compl. dell’oggetto interno: p. lacrime amare; p. lacrime di pentimento; ha pianto tutte le sue lacrime; p. un gran pianto. b. Deplorare, lamentare: p. i danni, i torti subiti; p. le offese patite; fam., pianger miseria, di chi si lamenta sempre, a torto o a ragione, d’essere povero, di non avere mezzi; prov.: chi è causa del suo mal pianga sé stesso. c. Dolersi per la morte di qualcuno, rimpiangere una persona morta: p. un amico morto; p. una persona cara; tutti lo piansero a lungo; Quel rosignuol che sì soave piagne Forse suoi figli o sua cara consorte (Petrarca). d. Rimpiangere una cosa perduta, una condizione passata: p. la giovinezza oramai trascorsa; p. il tempo perduto; Piansi la bella giovinezza, e il fiore De’ miei poveri dì, che sì per tempo Cadeva (Leopardi); o cosa che si desideri invano: Piansi i riposi di quest’umil vita E sospirai la mia perduta pace (T. Tasso). e. Scontare con dolore o con penitenza colpe commesse, pentirsene: p. i proprî errori, i proprî peccati; io son tra quella gente stato Che piange l’avarizia, per purgarmi (Dante). 4. intr., fig. Nell’uso poet., di suoni lamentosi, che ricordano il pianto: E garrir Progne e pianger Philomena (Petrarca, del canto dell’usignolo); colui [Sofocle] ... Che la patria onorò trattando l’arme E le tibie piagnenti (Parini). 5. estens. Con uso assol., versare lacrime, non per dolore, ma per stimoli estemi: il fumo della stanza la faceva piangere; piango perché ho sbucciato le cipolle; anche, gocciolare: la vite tagliata piange, emette linfa nel punto in cui viene recisa (da cui la frase p. come una vite tagliata, piangere dirottamente). Del tempo, essere piovoso: Aprile quando piange e quando ride, frase prov., in aprile la pioggia si alterna di solito al bel tempo. 6. Con valore di sost.: aveva gli occhi rossi per il gran piangere; sente ... un suono confuso ... di fiochi lamenti, un pianger di donne, un mugolio di fanciulli (Manzoni). ◆ Part. pres. piangènte (ant. o poet. piagnènte), anche come agg.: l’ho trovata piangente e disperata; parlare con voce piangente. Per salice piangente, v. salice.