pianta
s. f. [lat. planta «virgulto», «pianta del piede»; la connessione con planus «piano1» e il rapporto di priorità tra i due sign. fondamentali della voce lat. sono molto incerti, così come il rapporto con il verbo plantare (da cui l’ital. piantare)]. – 1. Nel linguaggio com., organismo vegetale costituito da radici, fusto e foglie, eventualmente anche da fiori e frutti; questa definizione prende in esame solo l’organizzazione morfologica delle tipiche piante a cormo, per cui il nome è attribuito solo alle pteridofite e alle spermatofite, ed è spesso usato come sinon. di albero, rispetto a cui ha tuttavia sign. più ampio comprendendo anche gli arbusti e le erbe. In botanica sistematica indica qualsiasi organismo uni- o pluricellulare tradizionalmente incluso nel regno vegetale (batterî, cianofite, alghe, funghi, licheni, briofite, pteridofite e spermatofite), caratterizzato da cellule con involucro rigido costituito dalla parete cellulare; in certe classificazioni recenti, il termine ha un sign. più restrittivo: sono considerati piante i vegetali eucarioti con pareti cellulari tipicamente costituite di cellulosa, per lo meno nella fase iniziale di formazione, fotoautotrofi, perché provvisti di clorofilla, e che presentino una crescita indefinita (i batterî e le cianofite, che hanno la parete cellulare caratterizzata dalla presenza di mucoproteine semplici e una struttura cellulare primitiva, in partic. quella del nucleo, sono quindi collocati in un regno diverso, quello dei procarioti; lo stesso avviene per i funghi con parete cellulare costituita in prevalenza da chitina ed eterotrofi, per i quali si propone la costituzione di un regno a sé stante). A seconda delle caratteristiche prese in esame le piante possono essere definite con denominazioni specifiche più o meno tradizionali: con riguardo al ciclo vitale, p. annue, perenni, sempreverdi, ecc.; con riferimento ai caratteri morfologici, p. inferiori, superiori, cormofite, tallofite, vascolari o tracheofite, erbacee, arbustive o arbustacee, legnose, d’alto o di basso fusto, grasse, ecc.; per gli aspetti fisiologici, p. brevidiurne, longidiurne, carnivore, parassite, ecc.; da un punto di vista ecologico: p. acidofile, basifile, eliofile, sciafile, e più genericam. p. acquatiche, lacustri, o p. esotiche, tropicali, ecc.; in riferimento alla corologia: p. avventizie, cosmopolite, endemiche, ecc.; per la loro utilizzazione: p. orticole, foraggere, officinali, medicinali, ornamentali, ecc. Specificando: una p. di fico, di limoni; una p. di rose, di azalea; e con determinazioni più generiche: le p. del bosco; piante da giardino, da terrazza, da appartamento; piante in terra, in vaso, ecc. 2. Usi fig. del linguaggio letter. o poet.: a. Con allusione al rapporto tra radice (o seme) e la pianta, o tra la pianta e i frutti (o fiori), indica il casato, la famiglia, o anche uno dei genitori da cui un figlio discende: Tu fior de la mia pianta Percossa e inaridita (Carducci, nel ricordo del figlio morto); le nostre figliuole ... si staccano dalla p. (Fogazzaro); meno com., progenie, discendenza: se alcuna p. era rimasta degli antichi padri della repubblica (Giov. Cavalcanti); o rampollo: O pianta di buon seme Al suolo, al cielo amica (Parini); più genericam., giovane p., tenera p., con riferimento a persone di giovane età, a bambini (con questo sign., è frequente anche il dim. pianticella). b. Fatto, situazione, comportamento che dà origine a determinati effetti o manifestazioni: la p. dell’avarizia non dà frutti (Pascoli). In partic., mala p., istituzione, costume, ideologia, o anche persona, famiglia che ha prodotto o può produrre effetti dannosi: la mala p. delle fazioni politiche, degli odî e delle lotte civili, della tirannide; estirpare, sradicare la mala p. della corruzione; Io fui radice de la mala pianta Che la terra cristiana tutta aduggia, Sì che buon frutto rado se ne schianta (Dante: parole messe in bocca a Ugo Capeto, capostipite della dinastia dei Capetingi che esercitano una cattiva influenza sul mondo cristiano). 3. a. La superficie inferiore del piede, che si posa sul terreno: mi fanno male le p., e più spesso, specificando, le p. dei piedi; era tutto fradicio dalla testa alla p. dei piedi (più enfatico che dalla testa ai piedi); anche con riferimento alle zampe degli animali. Per estens., poet., il piede stesso; nell’uso com., la parte della scarpa che è a contatto con la pianta del piede, cioè la suola: scarpe a p. larga, stretta, appuntita. b. Per metonimia, poet., traccia, orma impressa sul terreno dal piede di una persona, o dalla zampa di un animale: Su per que’ poggi seguendo le piante Delle fiere selvagge (Boccaccio); vedeva un miserello amante Di dolor carco, ... Seguir della nemica sua le p. (Poliziano). 4. a. Nella geometria descrittiva, proiezione ortogonale, effettuata sul piano orizzontale, di un oggetto, un fabbricato, un terreno o una città. In partic., in architettura, rappresentazione grafica, in scala ridotta, di un edificio sezionato a un determinato livello, completata dalla proiezione di tutte le parti sottostanti o sovrastanti il piano di sezione e dalle quote relative alle dimensioni dei singoli elementi: viene utilizzata nella progettazione di nuove costruzioni o nel rilievo di strutture esistenti; analoga rappresentazione grafica può essere limitata ai singoli ambienti di un edificio: p. dell’appartamento n. 5, scala A. b. La configurazione stessa di una costruzione, o di un complesso architettonico, quale risulta dall’andamento perimetrale e dalla distribuzione delle singole strutture; è di solito indicata con denominazioni specifiche: p. longitudinale, in cui le strutture si sviluppano in modo simmetrico rispetto a un asse centrale corrispondente alla maggiore dimensione dell’edificio; p. centrale, caratterizzata da strutture che si svolgono intorno a un punto centrale e per lo più simmetriche rispetto a due o più assi intersecantisi in tale punto; p. a pettine, quando più corpi di fabbrica simili e paralleli si dipartono da un corpo di fabbrica longitudinale di collegamento; p. panottica (o anche stellare), quella che risulta da corpi di fabbrica disposti radialmente intorno a un centro dal quale si può abbracciarne simultaneamente la vista (cfr. panottico2); più genericam., palazzo a p. quadrata; castello, torre a p. poligonale; chiesa con pianta a croce latina, a croce greca. In senso più ampio, con riferimento a centri abitati, v. più avanti al n. 4 e. Analogam., la disposizione degli ambienti di un edificio, di una casa d’abitazione, di un singolo appartamento: quel falso pezzente che s’era inoltrato a quel modo nella povera casetta, non era altro che il Griso, il quale veniva per levarne a occhio la p. (Manzoni). c. Per estens., disegno che rappresenta schematicamente la disposizione di mobili e attrezzature in un ambiente, in un appartamento o altro locale; o la collocazione dei posti a sedere nelle varie sezioni di un teatro o altra sala di spettacolo, di un campo sportivo e sim., per consentirne al pubblico la prenotazione; e con sign. analogo, la distribuzione delle cabine e dei locali di riunione in una nave per passeggeri, spec. in quelle da crociera. Anche, disegno che rappresenta in modo ugualmente schematico i posti di lavoro o di studio in un ufficio, in un laboratorio o in un’aula scolastica: fare la p. della classe. d. Nel disegno tecnico, proiezione su un piano orizzontale dei varî elementi che compongono un meccanismo o altra struttura complessa. e. Nell’uso com., altro nome della carta topografica, ossia la rappresentazione (con una scala di riduzione che in genere è maggiore di 1 : 500) di una zona di terreno, di una località, di un centro urbano o anche di complessi architettonici: rilevare, tracciare la p. di un luogo; consultare (o orientarsi con) la p. della città; p. a scacchiera, tipica delle città della Grecia e dell’Italia antiche, costituita da strade perpendicolari tra loro e da isolati di forma quadrata; p. radiocentrica, quella di città le cui strade convergono in uno o più punti, caratteristica dei centri urbani di origine medievale sorti intorno a castelli o monasteri e delle città ideali rinascimentali, per lo più rimaste in fase di progetto; p. monumentale, quella che aggiunge l’ubicazione dei principali monumenti posti nella zona. Anche la topografia stessa di un luogo: non ricordo bene la p. della zona. 5. Ruolo organico del personale di un ufficio, di un ente (v. organico, n. 4); si usa soltanto nella locuz. in pianta (propriam. in pianta organica), e oggi quasi esclusivam. in pianta stabile, nelle frasi assumere, essere assunto, entrare, essere in p. stabile, con contratto di stabile rapporto di lavoro. 6. Di pianta, come locuz. avv., non com., in modo completo, radicale, dalle fondamenta, del tutto e sim.: io non mi so dare ad intendere che tutta una specie di animali si possa perdere di p. (Leopardi); a fare di p. si spende meno e meglio, a rappezzare si spende di più e peggio (Bacchelli); anche, di colpo, tutt’a un tratto: fermò il cavallo di p., e chiese con malgarbo ove abitasse il reverendo cappellano di Fratta (I. Nievo). Nell’uso com. odierno, è frequente solo la locuz. di sana pianta: si dovette abbattere il muro di sana p.; il lavoro è mal riuscito e dovrò rifarlo di sana p.; un compito d’italiano copiato di sana p. da un libro di temi svolti; è una cosa inventata di sana pianta. ◆ Dim. piantina, nei sign. 1 e 4 (una piantina di basilico; nella guida della regione sono incluse diverse piantine dei luoghi da visitare); solo nel sign. 1 (o eventuali usi fig.) gli altri alterati: dim. pianticèlla, pianticina, non com. pianterèlla, pianterellina; accr. piantóna; spreg. piantùccia; pegg. pian-tàccia.