pianto2
pianto2 s. m. [lat. planctus -us, der. di plangĕre (v. piangere), part. pass. planctus]. – 1. a. L’atto, il fatto di piangere, che si manifesta solitamente con la fuoriuscita delle lacrime, accompagnate o no da singhiozzi, gemiti e lamenti, come espressione di forte commozione o dolore: scoppia in un p. dirotto, incontenibile (Clara Sereni); rompere, prorompere in p. (o in un gran p.); un p. disperato, irrefrenabile, inconsolabile; un p. desolato, un p. silenzioso, un p. senza lacrime; avere una crisi di p. (v. crisi, n. 1 d); nel linguaggio medico, p. spastico, crisi di pianto priva di adeguato motivo e che è sintomo di malattia cerebrale (sclerosi multipla, paralisi pseudobulbare). Con più preciso riferimento alle lacrime: asciugare, asciugarsi il p. (non com.); Medoro andò piangendo al signor caro ... E tutto ’l viso gli bagnò d’amaro Pianto (Ariosto); oppure ai singhiozzi, ai lamenti: Quivi sospiri, pianti e alti guai Risonavan per l’aere sanza stelle (Dante); parlare con voce di pianto, con tono lamentoso, o con parole rotte dai singhiozzi; fig. e scherz., p. greco, piagnisteo, lamento prolungato e fastidioso (prob. per allusione ai canti funebri, o treni, in uso fra gli antichi Greci, e di cui si hanno esempî letterarî nell’Iliade, in Simonide e Pindaro, e in varie tragedie): smettila con questo p. greco! b. Più genericam., lamentazione: muro del p. (v. muro, n. 1 a). In partic., il lamento funebre: fare il p. al morto; le donne convenute per il pianto. Anche, componimento (detto più spesso lamento) di carattere religioso o profano, per lo più in versi, scritto in occasione di un fatto doloroso; è presente, nella letteratura antica, spec. medievale, sia in Italia sia in Francia (dove era detto complainte). c. Dolore, afflizione profonda, lutto: avere il p. nel cuore; il paese intero era in pianto. Anche, per metonimia, la cosa, il fatto, l’avvenimento che è cagione di lutto, o provoca dolore: la sua morte è stata un p. per tutti (non com.); è un p. vederlo ridotto così; che p. rivedere quei paesini dopo il disastro del terremoto. Nell’uso fam., iperb., di cosa mal fatta o mal ridotta, o che per altro motivo susciti delusione, riprovazione, fastidio: lo spettacolo di ieri sera è stato un p.; è un p. la tua camera: non potresti tenerla un po’ meglio?; talvolta anche riferito a persona: che p. quel professore! (o quell’oratore!), perché noioso, insopportabile. 2. estens. a. Il verso lamentoso di alcuni animali (come il cane o il gatto) e spec. il canto triste di alcuni uccelli: il p. dell’usignolo, il p. del chiù; Nell’aria, un pianto ... d’una capinera Che cerca il nido che non troverà (Pascoli); o il suono melanconico di uno strumento musicale: il p. di un violino nella notte; giungeva un p. lontano di violoncelli (Panzini); furono squilli di trombe, pianto di clarini, rimbombo di mortaretti (Jovine). b. Raro con riferimento a cose o a fenomeni naturali che sembrino lamentarsi o esprimere in qualche modo la loro partecipazione al dolore degli uomini: il p. del vento, del mare; il p. delle stelle. Con senso simile e insieme diverso, pianto di stelle, poet., la pietà che il cielo dimostra per la condizione umana con le stelle cadenti: E tu, Cielo, dall’alto dei mondi Sereni, infinito, immortale, Oh! d’un pianto di stelle lo inondi Quest’atomo opaco del Male! (Pascoli). 3. In botanica, emissione della linfa ascendente dalla ferita praticata su una radice o alla base del fusto (l’esempio più noto è il p. della vite, dovuto alla pressione che nella radice spinge la linfa all’insù). 4. In metallurgia, p. dello stagno, lo stesso che grido dello stagno (v. grido, n. 3 c). ◆ Dim. piantino, pianterèllo, pianto sommesso, di breve durata, spec. con riferimento a bambini: prima d’entrare all’asilo s’è fatto un pianterello.