piazzare
v. tr. [dal fr. placer «collocare» (der. di place, che ha la stessa origine di piazza); nel sign. 1 b, direttamente da piazza]. – 1. a. Mettere, collocare, sistemare in un certo luogo, in una certa posizione: gli artiglieri avevano piazzato i cannoni sulla collina; gli operatori stavano piazzando gli apparecchi d’illuminazione per la ripresa; in un angolo vicino alla grande finestra aveva piazzato anche una vecchia poltrona di pelle (Maurizio Maggiani). Nel linguaggio del pugilato, p. un pugno, un colpo, assestarlo all’avversario con precisione ed efficacia; colpo ben piazzato, bene assestato. b. Collocare, smerciare un prodotto in una piazza commerciale, in un mercato: non è riuscito a p. la sua merce. 2. rifl. a. Collocarsi, mettersi, sistemarsi: si è piazzato con l’automobile davanti all’ingresso e ha bloccato l’uscita; si sono piazzati in casa mia da una settimana e non c’è verso di smuoverli; raggiungere una buona posizione professionale, economica, sociale: dopo tanti sacrifici è riuscito a piazzarsi in modo proprio soddisfacente; ormai ti sei piazzato dove volevi. b. In competizioni sportive, o di altro genere, ottenere un buon posto in classifica o in graduatoria, pur non riuscendo vincitore; specificando: si è piazzato secondo; nel concorso, si è piazzato tra i primi; o anche assol.: non è riuscito neanche a piazzarsi. ◆ Part. pass. piazzato, anche come agg. (v. la voce).