pigrizia
pigrìzia s. f. [dal lat. pigritia, der. di piger «pigro»]. – Il fatto d’esser pigro; la qualità, e quindi anche l’atteggiamento, il comportamento di chi è naturalmente pigro nell’agire, nell’operare, o anche soltanto nel muoversi: è noto per la sua p.; a causa della sua p., non riuscirà a fare nulla di buono; adocchia Colui che mostra sé più negligente Che se pigrizia fosse sua serocchia [cioè sua sorella] (Dante, con riferimento a Belacqua, un liutaio fiorentino, che sconta la sua pena tra gli spiriti negligenti nel 1° balzo del purgatorio); precisando, p. mentale, p. intellettuale, atteggiamento di torpore della mente che si mostra lenta o trascurata nella ricerca della verità e nell’arricchimento delle proprie conoscenze. Anche come comportamento di gruppi sociali, istituzioni, o intere popolazioni (per i quali si parla più spesso di indolenza, lentezza, e sim.): la p. della nostra burocrazia; una nazione che crede alla collaborazione delle classi, che rinuncia per pigrizia alla lotta politica, è una nazione che vale poco (Gobetti). Per estens., e impropriam., di animale che si mostri lento nel muoversi, nello spostarsi, nel camminare: la p. della lumaca, della tartaruga.