pigrottare
v. intr. (scherz.) Abbandonarsi alla pigrizia, a uno stato di rilassamento che può suscitare idee, progetti, spunti di riflessione. ◆ Nella bella traduzione dell’ultimo libro pubblicato in Italia del giallista greco Petros Markaris, intitolato «Si è suicidato il Che», c’è un verbo che mi affretto a sottolineare come un neologismo cui augurare le migliori fortune: pigrottare. Si tratta di un verbo che il traduttore, Andrea De Gregorio, ha coniato sull’aggettivo pigro e che ovviamente non esiste nei vocabolari; ma è un verbo allegro, perché chi pigrotta a letto non è la stessa persona che poltrisce oziosamente sotto le coperte; è anzi uno che mentre si riposa pensa al da farsi. (Giovanni Nardi, Giornale di Brescia, 8 agosto 2004, p. 23, Cultura e Spettacoli) • un gruppo di colleghi, rimasti a pigrottare sulla base della scalinata, cominciò a indicarlo: «È lui. È proprio lui. Ma sì, è proprio lui. È russo». Leonida Gangicov si girò, evidentemente infastidito, aprì le braccia e fece: «Sì, sono russo di nascita, ma come potere vedere ho due piedi, due mani, due braccia, proprio come ognuno di voi». (Beniamino Placido, Repubblica, 28 marzo 2006, p. 58, Cultura).
Derivato dal s. m. e agg. pigro con l’aggiunta del suffisso -ottare.
Già attestato nella Repubblica del 23 dicembre 1996, p. 1, Prima pagina (Beniamino Placido).