pindarico
pindàrico agg. e s. m. [dal lat. Pindarĭcus, gr. Πινδαρικός] (pl. m. -ci). – 1. agg. Di Pìndaro, poeta lirico greco (518-438 a. C.), che è proprio di Pindaro e della sua opera, caratterizzata da una mirabile fusione del motivo mitico con l’intonazione morale e religiosa, o che si ispira, è conforme allo stile e all’arte di Pindaro: la poesia p.; la lingua p.; le odi p.; le immagini p.; i versi p.; nella letteratura italiana, con partic. riferimento ai sec. 16° e 17°, ode p., ode per lo più di argomento civile, che si svolge in ampie e complesse strofe variamente congegnate; con riferimento ai rapidi trapassi logici con cui Pindaro introduce nelle sue odi episodî del mito, la locuz. volo p., usata per indicare, in un qualsiasi discorso scritto o parlato, un passaggio rapido, senza espressa connessione logica, da un argomento a un altro, o un’ardita digressione dall’argomento principale. 2. s. m. Verso asinarteto della metrica greca antica, formato da un reiziano di cinque sillabe + un hemiepes maschile + un reiziano di cinque sillabe (schema: ⌣–́⌣–́⌣/–́⌣⌣–́⌣⌣–́/––́⌣–́–). Avv. pindaricaménte, non com., alla maniera di Pindaro, con voli pindarici: l’oratore si compiaceva di fare, pindaricamente, molte digressioni.