ping-pong
〈pinġ pònġ〉 s. m. [è propr. la locuz. ingl. ping-pong 〈piṅ pòṅ〉, di origine onomatopeica, coniata sul modello di ding-dong, equivalente dell’ital. din don]. – 1. Nome con cui viene comunem. indicato il gioco detto propriam. tennis da tavolo o tennistavolo, che si svolge tra due giocatori (se singolo) o due coppie di giocatori (se doppio) i quali devono rinviarsi, su un tavolo scuro rettangolare (alto da terra 76 cm), diviso a metà da una rete parallela alle linee di fondo, una pallina di celluloide o analogo materiale plastico usando piccole racchette, di qualsiasi forma, peso e dimensione, formate da un telaio di legno (talvolta con ulteriori strati di carbonio o fibra di vetro) e rivestite di gomma. Sia nel singolo sia nel doppio la pallina può toccare la rete, ad ogni rinvio, prima di ricadere sul campo avversario, mentre se la tocca nel servizio (let) lo scambio deve considerarsi colpo nullo ed essere conseguentemente ripetuto; nel doppio, la pallina del giocatore al servizio deve toccare dapprima la metà campo destra del battitore e poi, dopo aver superato la rete, la metà campo destra del ribattitore. Si aggiudica la partita chi vince 3 set su 5 (4 su 7 a livello internazionale); in ciascun set vince il giocatore che raggiunge 11 punti, o più, con il vantaggio di almeno due punti. 2. Per estens., l’insieme degli elementi che servono per praticare tale gioco: comprare un ping-pong; sistemare un ping-pong in giardino. 3. fig. Alternanza concitata di interventi e battute di due o più interlocutori. TAV.