piombo
piómbo s. m. [lat. plŭmbum]. – 1. a. Elemento chimico di simbolo Pb, numero atomico 82, peso atomico 207,2, metallo bivalente e tetravalente, di color bianco bluastro che all’aria diventa rapidamente opaco per la formazione di ossidi e carbonati che lo proteggono da ulteriori ossidazioni, di elevato peso specifico (11,3); è presente in natura in numerosi minerali quali la cerussite, l’anglesite, ecc., e, più importante, la galena, dalla quale principalmente si estrae attraverso un processo di arrostimento, con successiva riduzione e raffinazione; viene usato nella fabbricazione di munizioni per scopi bellici e sportivi, per la produzione di piastre per accumulatori, per contenitori deformabili, per il rivestimento di cavi elettrici e per lamiere, nell’industria chimica, in quella vetraria e ceramica, per pigmenti e vernici, nella preparazione di leghe di varia utilizzazione, e, grazie alla sua impermeabilità ai raggi X, trova impiego in radiologia e in impianti atomici per la schermatura delle attrezzature: ricoprire, riempire di piombo; un pezzo, una lamina, un filo di piombo; una conduttura di piombo; una collezione di soldatini di piombo (in realtà di una lega stagno-piombo); come color torna per vetro Lo qual di retro a sé piombo nasconde (Dante), viene cioè riflesso da uno specchio, formato da una lastra di vetro ricoperta dietro da uno strato di piombo. In partic.: p. d’opera, quello proveniente dalle operazioni di torrefazione e riduzione del minerale e avviato alla raffinazione; p. tetraetile e p. tetrametile, composti metallorganici, liquidi oleosi di odore gradevole, fortemente tossici, usati come antidetonanti nei carburanti per motore a scoppio; monossido di p., il litargirio (rosso) e la massicotite (gialla); tetrossido di p. (o ossido salino), il minio; biossido di p., anche detto, per il suo colore, ossido pulce, usato nella fabbricazione di fiammiferi, di elettrodi, di esplosivi; zucchero di p. o di Saturno, acetato neutro di piombo, composto cristallino di sapore dolciastro, usato come mordente in tintoria, come siccativo per vernici, nella preparazione di pigmenti (cromati di p.), ecc. b. In similitudini e usi fig., con riferimento alla pesantezza: pesante come il p.; sembra p. (o di piombo) questa valigia; sentirsi le gambe di p.; cadere in un sonno di p., molto profondo; c’era un silenzio di p., assoluto e insieme pesante, gravoso, minaccioso; andare, procedere coi piedi di p., con estrema prudenza, con grande cautela; cappa di piombo, peso insopportabile, grave oppressione, anche di natura psichica o morale: il tempo era afoso e pesante come una cappa di p.; il cielo era diventato una cappa di p.; essere sotto la cappa di p. dei debiti, delle accuse. c. In funzione di agg., invar., nelle locuz. color piombo, grigio piombo, tonalità di grigio scuro che richiama il colore del metallo: un vestito color p.; un cappotto grigio piombo; anche ellitticamente: il cielo era coperto da nubi di piombo (cfr. l’agg. plumbeo). 2. Nome dato comunem. a oggetti di vario impiego e con varia funzione, fatti in genere di piombo o anche di altro materiale, per lo più pesante, e talora indicati col dim. piombino. Tra i più noti: a. Ciascuna delle piastre che, nelle gare ippiche, si mettono nelle tasche della sella per completare, laddove occorra, il peso del fantino. b. Il peso fissato all’estremità del cosiddetto filo a piombo (v. filo1, n. 1 a). c. Nella pésca, al plur., pezzi di piombo usati come zavorra per consentire il lancio della lenza e il suo affondamento (generalmente il termine indica pezzi più grossi e più pesanti dei piombini: cfr. piombino2, n. 1). d. Nelle macchine per maglieria, ciascuno dei supporti su cui vengono fissati i talloni degli aghi. e. Piombo in lista, le strisce di piombo che legano tra loro le formelle policrome delle vetrate, secondo una tecnica che, iniziata nel periodo romanico, si è trasmessa fino ai nostri giorni. f. Lastra di piombo usata per la copertura del tetto (donde il nome di Piombi con cui era designata a Venezia una parte delle Prigioni vecchie, situate nel Palazzo ducale, perché le celle erano poste sotto i tetti di piombo del palazzo stesso). g. Con accezione generica, denominazione complessiva dei proiettili di fucile (quindi anche delle munizioni da caccia) o di altra arma da fuoco: essere colpito da p. nemico; avanzare, cadere sotto il p. nemico. In partic., nella pubblicistica politica, anni di piombo, il decennio successivo al 1970, in cui si sviluppa e domina il terrorismo, soprattutto in Italia e in Germania; la locuz., che deriva dal titolo ital. del film Die bleierne Zeit (1981) della regista tedesca Margarethe von Trotta, fa diretto riferimento al piombo dei proiettili usati nelle azioni terroristiche ma evoca anche il clima opprimente, la pesantezza della situazione che caratterizzò quel periodo. h. Cilindretto di piombo usato per sigillare pacchi, colli da spedire, o anche apparecchi d’uso, chiusure di veicoli o di ambienti che non devono essere manomesse, ecc., lo stesso che piombino (v. piombino2, nel sign. 2): il p. doganale, o della dogana; controllare che i p. siano intatti; le società sospendono le forniture, chiudono il contatore del gas, distaccano il contatore della luce, sigillano, impiombano: guai a toccare i piombi (C. E. Gadda). i. In tipografia, la lega di piombo, stagno e antimonio in cui sono fusi i caratteri di stampa; per estens., l’intera composizione, o forma, di una pagina o di un foglio, che costituisce la matrice per la stampa: correzione in piombo, quella eseguita dal compositore sostituendo, solitamente con l’uso di pinze, i caratteri o le righe di composizione sulle forme; conservare o tenere in piedi il p., conservare le forme di composizione di un testo per eventuali ristampe (al contr., distruggere, rifondere il piombo). 3. Frequente la locuz. avv. (o anche, più raram., agg.) a piombo, perpendicolarmente, secondo la linea indicata dal «filo a piombo» (v. anche appiombo): essere, cadere, scendere a p.; l’armadio non è perfettamente a p. col pavimento; una giacca, un cappotto che cade a p., che non s’allarga svasandosi verso il basso; porta i pantaloni sempre a p., impeccabilmente stirati (in usi fig., sentirsi a p., perfettamente a posto, o a proprio agio); i raggi del sole cadevano a p. sulle nostre teste. Oltre alla verticalità, può indicare anche l’impeto: i falchi si calano a p. sulla preda; gli aerei si buttavano a p. sugli obiettivi, in picchiata; in altri casi, a piombo, o di piombo, di peso: è caduto di p. a terra; ambedue cadono a piombo Sopra il sofà (Parini). Meno com. le locuz. tenere in piombo, in posizione verticale, e uscire di piombo, di cosa che perde l’appiombo. 4. P. cinereo, uno dei nomi con cui in passato veniva chiamato il bismuto. 5. In medicina, malattie da piombo, forme di intossicazione cronica, raggruppate sotto il nome di saturnismo (v.); intossicazione da p. tetraetile, affezione che colpisce gli addetti alla produzione di piombo tetraetile, alla preparazione dei supercarburanti, ecc., e che si manifesta, nei casi acuti, come una grave encefalopatia (convulsioni, stati deliranti, allucinatorî, ecc.) e, nelle forme croniche, con senso di debolezza, inappetenza, insonnia. 6. In patologia vegetale, mal del p. (o semplicem. piombo), malattia di varie piante arboree o arbustive, spec. pomacee e drupacee, dovuta al fungo Chondrostereum purpureum, sinon. Stereum purpureum, caratterizzata dai riflessi plumbei o argentei delle foglie di un ramo o di alcuni rami, raramente di tutta la chioma, delle piante colpite; queste possono continuare a vivere per parecchi anni, ma dànno un prodotto scarso. ◆ Dim. piombino, con sign. particolari (v. piombino2).