platano
plàtano s. m. [dal lat. platănus, e questo dal gr. πλάτανος, der. di πλατύς «largo»]. – In botanica, nome dell’unico genere della famiglia platanacee, che comprende poche specie tutte dell’emisfero settentr., soprattutto degli Stati Uniti sud-occid. e del Messico, ma anche dell’area mediterranea e dell’Asia; vi appartengono alberi, chiamati anch’essi comunem. platani, con caratteristico ritidoma a placche irregolari, grandi foglie palmate a lobi più o meno profondi, con piccoli fiori unisessuali riuniti in capolini sferici e penduli, e infruttescenze globose, composte di numerosi achenî circondati da lunghi peli. Tra le specie più note e spesso coltivate come piante ornamentali, o per il loro legno, va ricordato il p. comune (lat. scient. Platanus hybrida, sinon. P. acerifolia), alto anche una trentina di metri, il più familiare agli abitanti di città delle regioni temperate, e coltivato anche in Italia dove è inselvatichito in tutto il territorio; erroneamente citato con il nome di p. americano (che corrisponde invece al lat. scient. Platanus occidentalis), il platano comune è prob. un ibrido tra quest’ultima specie e il p. orientale (lat. scient. Platanus orientalis), spontaneo, ma raro, anche nell’Italia merid. e in Sicilia.