platonismo
s. m. [der. del nome del filosofo Platone (v. platonico1)]. – 1. La filosofia, la dottrina, il pensiero di Platone: il nucleo centrale è costituito dalla dottrina delle idee eterne, universali, separate dalla realtà sensibile, che sono i veri oggetti della conoscenza intellettuale, laddove gli oggetti dei sensi non sono realtà vera, ma imitazione o partecipazione delle idee; l’uomo è dotato di un’anima immortale che preesiste al corpo e che ha contemplato le idee prima di incarnarsi, perdendo conoscenza (il corpo è un «carcere») per riacquistarla lentamente nel progressivo sforzo di superare la sfera della sensibilità risalendo alla contemplazione delle idee. 2. Orientamento filosofico, visione del mondo che dipende dall’influsso (avvertito o inavvertito, diretto o indiretto) delle dottrine di Platone: il p. cristiano, medievale; il p. rinascimentale; la rinascita del p. nell’Inghilterra del sec. 17°. V. anche neoplatonismo. 3. letter. Concezione o pratica dell’amore platonico, cioè di un amore ideale, sentimentale, privo di sessualità (v. platonico1, n. 2 c): un misto di pudore, di trasporti, di sospiri, de’ ratti inesprimibili e infine un reciproco soave languore posero il termine ad un virtuoso p. di sei mesi (C. Gozzi); il p. poi del Petrarca a me pare una favola, perché più d’un luogo de’ suoi versi dimostra evidentissimamente che il suo amore era come quello di tanti altri, sentimentale sì, ma non senza il suo scopo carnale (Leopardi). 4. In logica e in matematica, il termine viene usato per indicare la concezione secondo la quale le leggi logiche esprimono l’intrinseca razionalità del mondo e la matematica è descrizione formale di oggetti o enti forniti di un loro tipo di realtà, astratta, ideale, ma oggettiva, paragonabile a quella delle idee platoniche.