plurisposato
p. pass., s. m. e agg. Chi o che si è sposato più volte. ◆ Sul «New York Times», pagina degli editoriali, si discute se sia il caso o no di farsi un cowboy. […] È stato preso seriamente, come è logico in un grande Paese che ha passato un anno a discutere quanto fosse grave fare sesso orale nello Studio Ovale. E dove le «relationships» di ogni genere vengono discusse con rigore, se non da cultori dell’etica protestante, da masse di psicoterapeuti. E la mentalità nazionale accettata è lontana da quella che Erica Jong definiva «la praticità delle donne europee». Che, molto più delle plurisposate americane, distinguono nettamente tra compagni e amanti occasionali. (Maria Laura Rodotà, Stampa, 17 aprile 1999, p. 25, Società e Cultura) • Sarah, che [Winston] Churchill chiamava «il Mulo» era la sua preferita e, cosa molto liberale per una famiglia aristocratica, le fu permesso di studiare per il teatro e mentre faceva parte di un corpo di ballo sposò il plurisposato comico ebreo austriaco Vic Oliver molto più vecchio di lei e che inevitabilmente a New York la lasciò per un’altra. (Foglio, 16 settembre 2000, p. 2) • A quando la prossima avventura dell’ispettrice Petra? L’abbiamo lasciata felicemente sposata. «Arriverà presto: sto scrivendo un nuovo libro. Lo sa che moltissimi lettori hanno protestato per il matrimonio di Petra? La sua famiglia, però, è ben lontana dalla tradizione, visto che entrambi sono plurisposati. Insomma, la famiglia è un gruppo umano, e tutti i gruppi umani, nelle loro diverse forme, sono benvenuti. Senza regole rigide» [Alicia Giménez-Bartlett intervistata da Elisabetta Ambrosi]. (Repubblica, 24 gennaio 2008, p. 39, Cultura).
Composto dal confisso pluri- aggiunto a una nuova accezione del p. pass. e agg. sposato.
Già attestato nella Repubblica del 23 settembre 1988, p. 28, Cultura (Giovanni Maria Pace).