poetare
v. intr. e tr. [dal lat. pŏētari, der. di pŏēta «poeta»] (io poèto, ecc.; ma il pres. è raro). – 1. intr. (aus. avere) Comporre poesie, scrivere versi: gli umanisti preferivano p. in latino piuttosto che in volgare; la corona Che suole ornar chi poetando scrive (Petrarca); dolorosamente Alla fioca lucerna poetando (Leopardi); con uso sostantivato: lettere contro alla maniera del poetare di Dante (G. Gozzi). 2. tr., non com. Trattare un argomento in poesia, narrare in forma poetica: Quelli ch’anticamente poetarono L’età de l’oro e suo stato felice (Dante); anche, comporre una poesia, un’opera poetica: mirabile fu la capacità che acquistammo di p. lunghe produzioni a memoria (Pellico). ◆ Part. pres. poetante, anche come agg. e sost. (questo per lo più con una connotazione riduttiva), che, o chi, compone opere in poesia: se invece che a uno o due poeti singoli si pensa a un popolo intero poetante (B. Croce); molti de’ nostri poetanti ... null’altro sanno fare ... se non un sonetto o una canzone alla petrarchesca (Baretti).