policy-making
(policy making), loc. s.le m. e agg.le Elaborazione di orientamenti e strategie in merito alle questioni più rilevanti per la società e la politica; a essa relativo. ◆ Ha ragione Carlo Azeglio Ciampi quando sostiene che «l’esistenza della Banca Centrale Europea implica la necessità di un organismo policy making dotato di peso politico». E hanno ragione gli inglesi quando vedono nell’Euro un gran passo verso il federalismo, e un evento che sottrarrà ai Comuni larga parte dei poteri. (Arrigo Levi, Corriere della sera, 18 gennaio 1998, p. 10) • Nel sistema inglese è dai tempi di William Gladstone che la questione della regolazione della finanza pubblica è diventata il passaggio cruciale del policy-making. Ciò al fine di introdurre principi di razionalità nell’opera di governo e nelle relazioni fra l’esecutivo e le forze parlamentari, tentando di sottrarre un’area della politica economica alla discrezionalità, al negoziato e al confronto incessante tra gli interessi. (Giuseppe Berta, Stampa, 27 luglio 2003, p. 21) • «da quest’anno ci stiamo strutturando perché i gruppi di lavoro si concentrino sull’attività di policy-making, arrivando a presentare veri e propri progetti di legge sui singoli temi» spiega a «Europa» la padrona di casa [Linda Lanzillotta]. (Giovanni Cocconi, Europa, 10 novembre 2007, p. 2, Primo piano).
Espressione ingl. composta dai s. policy (‘indirizzo, linea guida’) e making (‘elaborazione, realizzazione’).
Già attestato nella Repubblica del 17 novembre 1985, p. 10, Politica estera (V. O.).