poliuretano
s. m. [comp. di poli- e uretano]. – Nome di una classe di polimeri di grande importanza industriale, ottenuti per addizione di isocianati polifunzionali con alcoli polivalenti, con acidi polibasici, con poliamine, ecc., contenenti nella macromolecola il gruppo uretanico −NH−CO−O− come unità strutturale ricorrente. Se si parte da un isocianato e da un alcole, entrambi con due gruppi funzionali reattivi, si ottiene un poliuretano a struttura lineare; se invece uno o entrambi i componenti hanno tre gruppi funzionali capaci di reagire, si hanno poliuretani a struttura tridimensionale, reticolata: i primi sono termoplastici, i secondi termoindurenti; questi ultimi possono dare manufatti da flessibili a rigidi a seconda del numero di legami trasversali esistenti fra le varie catene del polimero. Si hanno anche poliuretani spugnosi (p. espansi) che si formano quando nell’isocianato reagente sia presente un po’ di umidità o quando l’isocianato reagisca con un acido carbossilico: si sviluppano bollicine di anidride carbonica, che rimanendo nella massa creano una struttura cellulare. Resistenti, a temperatura ordinaria, all’acqua e agli agenti esogeni e dotati di buone caratteristiche fisiche e chimiche, i poliuretani trovano impiego come materiale da stampaggio (per la produzione di lastre isolanti per tetti, di pannelli per carrozzerie di automobili, ecc.), come adesivi (largamente usati nell’industria automobilistica per la elevata resistenza alle intemperie), come vernici, ma soprattutto come elastomeri (gomme poliuretaniche) e fibre sintetiche (fibre poliuretaniche). Per reazione con poliesteri e polieteri si ottengono poliuretani che, a temperatura superiore all’ambiente, sono più resistenti e dotati di migliori caratteristiche fisiche e chimiche dei precedenti: vengono utilizzati, per es., per serbatoi di carburanti, tubi per il trasporto di idrocarburi e olî, rivestimenti di teloni.