polvere
pólvere s. f. (ant., raro, m.) [lat. pŭlvis -vĕris]. – 1. Massa di terra arida, in minutissime particelle incoerenti, che si stende sul suolo e, sollevata facilmente dal vento, si deposita ovunque (si usa, in questa accezione, solo al sing.): il vento sollevava nuvoli di p.; mobili, libri pieni di p.; avere le scarpe sporche di p.; c’è un dito di p. su questo tavolino; camminavamo adagio perché inciampavamo su tante cose tutte di ferro, dentro un tappeto di p. alto più di venti centimetri (Volponi); in senso fig., per indicare il disuso, lo stato di abbandono: arnesi pieni di p.; libri, quaderni coperti di p., non consultati, non toccati da molto tempo; quindi: trarre, dissotterrare dalla p., dalla dimenticanza, dall’oblio; levare, pulire la p., con uno straccio, col piumino, con l’aspirapolvere e sim.; spazzolare la p. dalla giacca; avere gli occhi pieni di p.; fig., dare, gettare la p. negli occhi a qualcuno, ingannarlo, illuderlo, dargli a vedere quello che non è; scuotersi la p. di dosso (fig., scuotere la p. di dosso a qualcuno, bastonarlo); di persona: far p., alzare la p., sollevarla (in senso fig., alzare polvere, far chiasso, far parlare di sé, o provocare scandalo, e sim.); cospargersi il capo di p., come manifestazione, nell’antichità, di strazio, di grande dolore, di lutto (e, scherz., in usi enfatici: sono arrivato in ritardo, mi cospargo il capo di p.!); mangiare la p., respirare aria che la contenga, spec. per il passaggio di un’automobile o quando si è costretti a seguirla, a piedi o col proprio veicolo, su una strada non asfaltata; fig., far mangiare la p. a qualcuno, superarlo in qualche cosa, dimostrare di essere più valido di lui, e, nelle gare sportive, distanziare gli avversarî, o, più genericam., batterli, vincerli (in questo senso, anche dare la p. agli avversarî); solo fig., mordere la p., essere vinto, prostrato dal nemico, o essere sconfitto da un avversario, da un concorrente. Letter., come simbolo della sconfitta: Due volte nella polvere, Due volte sull’altar (Manzoni, con allusione alle due grandi sconfitte di Napoleone, a Lipsia e a Waterloo, seguite dall’esilio all’Elba e a Sant’Elena, cui si contrappongono i due periodi di gloria, il secondo molto breve, che precedettero le due sconfitte). Raro, nell’uso letter., per indicare il campo di battaglia o di esercitazioni agonistiche, e quindi, per estens., ogni impresa difficile: Convien ch’i’ sudi in questa polver io (Poliziano, con allusione alla composizione delle Stanze cui stava ponendo mano). 2. Qualsiasi altra materia finemente suddivisa, che si produca in natura e non per l’opera dell’uomo. In partic., sabbia finissima, per es. quella con cui si asciugava un tempo la scrittura (v. anche polverino) o quella della clessidra, detta appunto orologio a p. (o a sabbia). P. meteoriche, genericam., precipitazioni di sostanze terrose o sabbiose che talvolta si verificano in certe regioni marginali alle aree desertiche o steppiche per l’azione di venti tipici regionali (il simùn, lo scirocco, l’harmattan, ecc.). P. sottili, microscopiche particelle inquinanti, tipiche delle aree a grande concentrazione urbana e recanti gravi danni all’attività respiratoria, prodotte dagli autoveicoli in circolazione, dagli impianti di riscaldamento delle abitazioni, ecc. Per le p. (o ceneri) vulcaniche, v. cenere. In botanica: p. di licopodio, v. licopodio; p. cristallina, sinon. di sabbia cristallina (v. sabbia). Per indicare il disfacimento del cadavere, e quindi in genere le spoglie mortali, è meno com. di cenere: Ma io, forse già polvere ... giacendomi Fra le pie zolle e l’erba (Parini); com. però nel linguaggio ascetico, nell’ammonimento all’uomo di ricordare l’origine e il destino del suo corpo, secondo il passo della Genesi, 3, 19: perché sei polvere, e in polvere ritornerai (v. memento, al n. 3); quindi: ricordati che sei p.; siamo soltanto p.; Veramente siam noi p. et ombra (Petrarca, Canz. 294, 12; cfr. Orazio, Odi IV, 7, 14: pulvis et umbra sumus), frasi allusive non solo alle ceneri in cui si ridurrà l’uomo dopo la morte, ma anche alla terra con la quale, secondo il racconto biblico, è stato plasmato da Dio il corpo di Adamo. 3. Per estens., ogni materiale che, per sua natura o perché sia stato finemente suddiviso, mediante una macinazione spinta, si presenta in particelle solide che in massa non assumono forma propria: p. di marmo, di vetro, di ferro, di carbone; p. d’oro, d’argento, per dorare e argentare; p. cristallina, costituita da cristalli minutissimi, la cui natura cristallina non si manifesta a occhio nudo; con indicazione dello scopo: p. insetticida, p. antiparassitarie; con riferimento a materiali finemente triturati, macinati, sminuzzati (o anche, nel caso di alimenti, liofilizzati), è frequente la locuz. aggettivale in polvere: cipria in p. (ant. p. di Cipro o p. cipria); ombretto in p.; talco in p.; sapone in p.; colori in p.; tabacco in p. (o p. di tabacco), il tabacco da fiuto; zucchero in p.; cacao in p. o p. di cacao; cioccolato in p.; caffè in p.; latte in p. (v. latte). Inoltre: p. medicinali o farmaceutiche, preparazioni terapeutiche polverizzate, adoperate spec. in campo dermatologico, da sole, per la loro azione rinfrescante ed essiccante, o mescolate con liquidi o con grassi per formare delle paste; p. effervescenti (v. effervescente), usate per la preparazione di acque da tavola gassate e di alcune bevande non alcoliche; p. inerti, ogni materiale polverulento, insolubile e chimicamente inattivo che, come diluente e assorbente, si mescola nell’uso a farmaceutici, esplosivi, coloranti, ecc. (ne è esempio la farina fossile, usata assieme alla nitroglicerina nella preparazione della dinamite), p. elettroscopica, (v. elettroscopico); p. magiche, miracolose, quelle preparate e offerte da ciarlatani, guaritori e sim.; p. del pimperimpera (v.); p. di drago, specie di resina adoperata un tempo come emostatico su piccole ferite: se il sangue non si fermava colla p. di drago, egli ricorreva al ripiego del lasciarlo colare (I. Nievo); p. bianca, termine gergale con cui si indicano quelle sostanze stupefacenti (spec. la cocaina) che si presentano in forma di polvere cristallina bianca; mulino di p., adibito alla triturazione e alla miscelazione di determinati materiali solidi. Ridurre in p., macinare o pestare una sostanza fino a polverizzarla; fig., scherz., ridurre in p. qualcuno, annientarlo; in senso proprio e fig., ridursi in p., sminuzzarsi, o sgretolarsi, distruggersi, dissolversi. 4. a. P. piriche o da sparo (o assol. polveri), nome, in certi casi improprio, di varie sostanze deflagranti adoperate per le cariche di propulsione nelle armi da fuoco o come esplosivi da scoppio; per facilitarne l’infiammazione e la combustione sono per lo più suddivise in piccole masse (grani) di forma e dimensioni diverse in relazione all’impiego: vengono classificate in regressive, costanti e progressive a seconda che nei grani, col progredire della combustione, la superficie da cui si ha l’emissione dei gas diminuisca (grani sferici, prismatici o cilindrici), resti costante, o progredisca (grani cilindrici o prismatici con molti fori longitudinali), classificazione che ha sostituito l’antica distinzione in p. vivaci, a rapida combustione, come le polveri da caccia, e p. lente, a combustione lenta, come le polveri da mina. P. nera o pirica, intimo miscuglio di nitrato di potassio (o di sodio), carbone di legna, zolfo, in proporzioni diverse, che vanno da 75 parti di salnitro, 12,5 di carbone, 12,5 di zolfo (dosamento antico) a 75 parti di salnitro, 15 di carbone e 10 di zolfo (dosamento inglese, il più usato attualmente): di color grigio ardesia, molto igroscopica ma inattivata dall’umidità, è stata l’unico esplosivo da lancio usato dalle origini delle armi da fuoco al principio del 19° secolo; attualmente, esclusa dal campo militare, trova ancora impiego in pirotecnica, nella fabbricazione di micce, nei proiettili da caccia e come esplosivo da mina. Polveri senza fumo, o infumi, esplosivi da lancio che, bruciando, producono quasi esclusivamente prodotti gassosi, con fumo e residui solidi in quantità trascurabile; sono sostanze allo stato colloidale di gel, fondamentalmente costituite da nitrocellulosa gelatinizzata (p. a una base o a base semplice), da nitrocellulosa e nitroglicerina (p. a doppia base: v. balistite), o da un impasto di nitroglicerina con cotone collodio che agglomera rilevanti percentuali di nitroguanidina – un nitroderivato della guanidina – (p. a tripla base), alle quali vengono aggiunte sostanze stabilizzanti, sostanze raffreddanti, ecc., a seconda degli impieghi. Richiedono per esplodere un’azione innescante molto energica, hanno grande potenza balistica, poca sensibilità agli urti, scarsa igroscopicità, per cui hanno sostituito universalmente la polvere da sparo nel campo militare e sono usate anche in alcuni tipi di razzi e missili. b. Anticam., p. d’archibugio, da schioppo, d’artiglieria, p. fulminante, p. detonante, nomi con cui si indicavano varî miscugli esplosivi. Locuzioni: innescare le p., dare fuoco alle p. (anche fig., aprire, iniziare le ostilità); fuoco alle p.!, ordine di sparare o di far avvenire un’esplosione; sentire odore di polvere (o di p. bruciata), avvertire il caratteristico odore della polvere pirica bruciata, e, fig., avvertire l’imminenza di un combattimento, di uno scontro, di un attacco; fig., non avere mai sentito l’odore della p., non avere esperienze militari, non avere mai preso parte a una battaglia; fig., avere le p. bagnate, umide, non poter disporre, al momento opportuno, dei mezzi sui quali si contava; tenere asciutte le p., più spesso fig., tenersi pronto al combattimento, alla lotta, rimanere in stato di all’erta (l’espressione riprende le parole rivolte da O. Cromwell prima della battaglia di Dumbar, nel 1650, ai proprî soldati: Put your trust in God ... and keep your powder dry «Abbiate fiducia in Dio ... e tenete le vostre polveri asciutte»); fig. avere molte p. da sparare, avere buone risorse; iron., non è quello che ha inventato la p., a proposito di persona di capacità intellettuali molto limitate, che dice solo banalità, cose risapute. Congiura delle p., congiura ordita nel 1605 da un gruppo di cattolici inglesi per uccidere, mediante lo scoppio di una gran quantità di polvere da sparo collocata nelle cantine di Westminster, Giacomo I d’Inghilterra, suo figlio Enrico principe di Galles, e i lord riuniti in occasione dell’apertura del Parlamento; fu sventata in seguito a una denuncia anonima e i responsabili furono giustiziati. 5. Polveri da stampaggio: materiali costituiti da resine termoindurenti o termoplastiche che, con le opportune aggiunte di materiali di carica, materie indurenti, pigmenti, lubrificanti, ecc., vengono utilizzate mediante sistemi di stampaggio diversi, per ottenere svariatissimi oggetti, per lo più di piccole dimensioni, di merceria e chincaglieria, casalinghi, giocattoli, parti di apparecchiature elettriche, di automobili, di aeroplani. P. metalliche: costituite da metalli in polvere, ottenute con varî sistemi e impiegate tra l’altro per la preparazione di oggetti metallici di varia forma e natura per mezzo del processo di sinterizzazione; polveri non necessariamente metalliche possono poi essere commiste a metalli polverulenti per ottenere prodotti dotati di particolari proprietà, quali i prodotti metalloceramici. 6. P. interstellare (anche detta p. cosmica), l’insieme delle minutissime particelle che, in associazione a nubi gassose, costituiscono la materia interstellare (v. interstellare). ◆ Dim. polverina (v.), polverino m. (v.), e con sign. particolare, in agraria, polverétta (v.); accr. polveróne m. (v.); pegg. polveràccia.