Pop-filosofia
(o Pop filosofia) loc. s.le f. Indirizzo di studi filosofici che mira ad applicare gli strumenti della tradizione speculativa ad ambiti e temi normalmente estranei a tali studi e, in particolare, alle varie espressioni della cultura e dell’intrattenimento di massa. ◆ Una volta superato lo sconcerto che nasce dallo squilibrio fra l’oggetto studiato e il mezzo impiegato nella sua analisi, prestazioni critiche tanto brillanti e acute portano a dire che la Pop filosofia ha vinto la sua scommessa. Tuttavia, sarebbe più giusto affermare che la sua funzione, per quanto utile come esercizio di decifrazione, appare decisamente secondaria rispetto a quella dell’elaborazione teorica vera e propria. (Valerio Magrelli, Repubblica, 26 marzo 2010, p. 51, Cultura) • In Italia è almeno da un paio d’anni che si parla diffusamente di Pop-filosofia ed è strano che nessuno abbia ancora parlato di inquietante contagio. I segnali, in effetti, sono molti. Oltre al fatto che escono in continuazione libri intitolati filosofia del camminare, filosofia del mare, filosofia della montagna, filosofia del jukebox, filosofia di quel o quell’altro cartone animato e filosofia di vattelappesca, a Civitanova Marche si tiene dall’estate scorsa anche il festival della Pop-filosofia (si chiama Popsophia). (Edoardo Camurri, Corriere della sera, 29 gennaio 2012, La Lettura, p. 5).
Composto dall’agg. inglese pop (‘popolare’) con l’aggiunta del confisso -sofia.
Dal titolo del volume collettaneo Pop filosofia, a cura di Simone Regazzoni, Il Nuovo Melangolo, Genova 2010; a sua volta derivato dal termine coniato nel 1977 dal filosofo francese Gilles Deleuze nel volume "Dialogues", scritto insieme a Claire Parnet.