portoghese
portoghése agg. e s. m. e f. [dal port. portuguez, lat. mediev. Portucalensis]. – 1. agg. e s. m. e f. Del Portogallo, stato dell’Europa occid., nella parte della penisola iberica che si affaccia sull’oceano Atlantico: il popolo p.; l’arte, la civiltà p.; lingua p. (o, come s. m., il portoghese), la lingua, costituita da un insieme di dialetti neolatini, parlata, oltre che in Portogallo, negli arcipelaghi delle Azzorre e di Madera e nel Brasile. Come locuz. agg. e avv., alla p., al modo, secondo l’usanza del Portogallo; in partic.: legatura alla p. (o legatura p.), tipo di legatura, a due o più passate, usata in marina, spec. per unire due cavi o due tratti di una cima; latte alla p., altro nome del dolce detto anche latte brulé e crème-caramel (v.). Come sost., abitante, originario o nativo del Portogallo. 2. s. m. e f. Chi, grazie a favoritismi o con sotterfugi, riesce a entrare in un teatro, in un cinema, in uno stadio o in altro qualsiasi luogo pubblico di spettacolo, senza pagare il biglietto d’ingresso: ieri sera in teatro non mancavano i soliti p.; l’origine dell’espressione fare il p., in questo sign., sembra risalire al sec. 18°, quando l’ambasciata del Portogallo a Roma, per festeggiare un avvenimento, organizzò una recita al teatro Argentina per la quale non erano stati distribuiti biglietti di invito, essendo l’ingresso gratuito per chi si presentasse come «portoghese», cioè come cittadino del Portogallo. 3. s. m. Vitigno, originario del Portogallo e coltivato nell’Italia settentr., che fornisce uva da mensa e da vinificazione, caratterizzata da grappoli grandi, conici, alati, con acini rotondi, nero-violacei, di sapore dolce.