postSaddam
(post-Saddam), agg. inv. Successivo alla caduta del regime di Saddam Hussein (1937-2006). ◆ l’obiettivo degli attacchi erano esclusivamente i soldati americani, indicati come forza d’occupazione del paese, più qualche «collaborazionista» del potere postSaddam. (Mimmo Candito, Stampa, 20 agosto 2003, p. 3) • «Lui» altri non è che Lewis Paul Bremer III, detto Jerry, 63 anni ben portati: ambasciatore di [George W.] Bush, proconsole di Bagdad, governatore dell’Iraq per usare solo alcuni dei molti appellativi che gli sono stati attribuiti, con più o meno benevolenza. Dal maggio 2003, quando sbarcò elegantissimo e ignaro di Medio Oriente nell’Iraq post-Saddam, fino a lunedì scorso, quando senza fanfare e in anticipo sui tempi ha lasciato Bagdad, ha retto con enorme energia («18 ore di lavoro al giorno, sette giorni alla settimana»), qualche successo e molte critiche, le sorti della polveriera irachena. (Cecilia Zecchinelli, Corriere della sera, 1° luglio 2004, p. 8, Esteri) • Di fatto nell’Iraq post-Saddam Hussein, così come in Libano, le elezioni sono avvenute su base religiosa e tribale. (Eugenio Scalfari, Repubblica, 20 agosto 2006, p. 1, Prima pagina).
Derivato dal nome proprio Saddam Hussein con l’aggiunta del prefisso post-.
Già attestato nel Corriere della sera del 21 febbraio 1996, p. 9 (Lorenzo Cremonesi).