postulare
v. tr. [dal lat. postulare «chiedere»] (io pòstulo, ecc.). – 1. a. letter. Chiedere, e per lo più chiedere con insistenza, fare istanza per ottenere, spec. soccorsi, favori, benefici, un incarico, un impiego, e sim.: tanti nobilucci e nobilastri che ... postulavano l’ammissione nel suo patriziato (De Roberto). b. In diritto canonico, aspirare a essere ammesso in un ordine o in una congregazione religiosa. 2. Nel linguaggio giur. del passato, per lo più con uso assol. o intr., proporre (da parte di un difensore legale) un’istanza, o in genere trattare una causa in rappresentanza di un privato. In diritto canonico, promuovere una causa di beatificazione o di canonizzazione presso il tribunale competente. 3. a. Nel linguaggio scientifico e filosofico, assumere una proposizione come premessa necessaria per una dimostrazione, come fondamento di una tesi, di una teoria, di un sistema deduttivo: l’obbligazione morale postula la libertà del volere; in filologia, le somiglianze fra i codici obbligano a p. (o postulano) l’esistenza di un comune archetipo; la pronuncia dittongata postula la presenza di una precedente quantità breve. Per estens., presupporre o far presupporre, implicare, comportare: criterî che postulano un certo rigore formale; l’assunzione di quest’impegno postula una precisa coscienza dei rischi che esso comporta; l’accordo postula che le forze sociali partecipino alla riforma; Questa medesima coerenza … postula … di ordinare e subordinare volumi e spazi e forme a una colleganza degli edifizi fra loro (Bacchelli). b. In matematica, richiedere che certi elementi soddisfacciano a talune proprietà; enunciare cioè un postulato, ossia prendere in esame solo quegli enti che rendono soddisfatta la proprietà voluta. ◆ Part. pres. postulante, usato per lo più come sost. (v. la voce). ◆ Part. pass. postulato, talvolta anche come agg.: forme postulate, parole postulate (o più spesso ricostruite), in linguistica, quelle forme o parole antiche, di solito contrassegnate con asterisco, che non sono documentate in alcun testo, ma di cui viene ragionevolmente supposta l’esistenza come etimi di parole moderne (per es., il lat. *rocca che, pur non ricorrendo in alcun testo latino, è ritenuto il necessario antecedente dell’italiano ròcca, del provenzale roca, del francese roche e del logudorese rocca).