postura
s. f. [lat. posĭtura, der. di posĭtus, part. pass. di ponĕre «porre»]. – 1. letter. Posizione di un edificio o di una località, luogo e modo dove sono posti, sito: la villa sorge in una splendida p.; ammirai la p. bellissima del paese, a piè dell’Appennino (Carducci). Anche la posizione e disposizione di più luoghi in rapporto con altri: Nerone ... pensò ... bruciar tutta Roma, per poscia rifabbricarla con più ordinata simmetria e postura di case e di vie (Cesari); analogam., di persone: era debito interrogare minutamente della varia p. in cui si trovavano i testimoni nell’atto della rissa (Tommaseo). Con riferimento a truppe schierate, lo stesso che posizione. 2. a. Positura, modo di atteggiarsi del corpo umano o di una sua parte: la corretta p. delle mani sul pianoforte; il pittore ha prestato particolare attenzione alla p. delle figure; tutti si misero in terra, in p. varie (Bontempelli); stava posata ... con le gambe e le braccia piegate in p. strana e innaturale (Moravia). b. Nel linguaggio medico, sinon. generico di posizione: assumere una corretta p.; la p. del busto, della colonna vertebrale; in fisiologia, l’atteggiamento abituale di un animale, determinato dalla contrazione di gruppi di muscoli scheletrici che si oppongono alla gravità. 3. ant. a. Accordo segreto, soprattutto a danno d’altri; congiura: i baroni si turbaro; fecero posture e leghe (Novellino). b. Accordo tra artigiani e mercanti per manovrare i prezzi a proprio favore.