potassio
potàssio s. m. [lat. scient. Potassum, der. del lat. scient. potassa: v. potassa]. – Elemento chimico di numero atomico 19, peso atomico 39,10, simbolo K (dal nome lat. scient. Kalium, che deriva dall’arabo qalī «potassa»): è un metallo alcalino, monovalente, tenero, di colore argenteo, dotato di una spiccata reattività (maggiore di quella del sodio); all’aria umida si ossida, se finemente suddiviso o riscaldato si incendia, con l’acqua reagisce violentemente, decomponendola, e più o meno violentemente reagisce con gli acidi, con l’idrogeno, con gli alogeni, con molte sostanze organiche. È abbondante in natura: nelle acque del mare sotto forma di cloruro, in vasti giacimenti terrestri (probabilmente derivati da antichi grandi bacini marini) sotto forma di cloruri e di solfati (silvite, carnallite, cainite, langbeinite), in molte rocce sotto forma di silicati o silicoalluminati (leucite). Si estrae per riduzione termochimica dalla potassa caustica o dal cloruro di potassio con sodio metallico o con altri riducenti, ottenendosi alla fine del processo potassio metallico di purezza superiore al 99%. Viene usato in sintesi chimiche e, in lega col sodio, per il trasporto di calore in reattori nucleari; gli isotopi 40 e 42 vengono utilizzati in studî di ricerca. Sali potassici, provenienti dai giacimenti minerali, dalle acque dei laghi salati e dal Mar Morto e, in misura assai minore, da diversi sottoprodotti agricoli (ceneri di vegetali, melassi di barbabietola, tartaro delle botti, ecc.), trovano largo impiego per la produzione di fertilizzanti. Numerosi derivati del potassio hanno interesse applicativo: l’acetato, l’alluminato, l’arseniato di potassio in molti processi industriali, il bromato come mezzo ossidante, il bromuro in medicina, il carbonato acido in molte industrie alimentari, lo ioduro nell’industria fotografica.