pratica
pràtica (ant. pràctica, pràttica) s. f. [uso sostantivato dell’agg. pratico; cfr. il gr. πρακτική (ἐπιστήμη) «(scienza) pratica»]. – 1. a. Attività volta a un risultato concreto in un certo campo, in un certo settore (spesso in contrapp. a teoria): la p. mi ha insegnato più dello studio; certe cose s’imparano solo con la p.; per ottenere la patente di guida c’è prima l’esame di teoria, e poi quello di p.; prov., val più la p. che la grammatica (o altro è la p., altro è la grammatica), conta di più l’esperienza che le regole astratte; mettere in p., attuare concretamente; prendere p. (di qualche cosa, o anche assol.), impratichirsi. Filosofia della p., filosofia dell’azione o del fare, nella sua distinzione dalla filosofia teoretica. b. Esercizio di una professione, di un mestiere, di un’arte, di una tecnica, o in genere di un’attività: la p. dell’usura era largamente diffusa a Firenze nel sec. 13°; applicazione a casi singoli e concreti dei principî teorici di una disciplina: p. medica, p. forense; in partic., tirocinio professionale, apprendistato di un mestiere, spec. nella locuz. fare pratica: ha fatto p. di avvocato nello studio del padre; farà p. in un ospedale di provincia; sta facendo p. come restauratore in uno studio d’arte. c. La conoscenza, l’abilità, la prontezza dell’operare che si acquista con la consuetudine (con o senza bisogno di insegnamento teorico): avere p. di un mestiere, di un lavoro; avere p. di una macchina, di uno strumento, saperli adoperare; non ho p. (o ho poca p.) di questo tipo di motore; non ho p. di queste faccende. In partic., nelle arti figurative, la competenza tecnica dell’artista:. ha una buona p. nell’uso della tempera; una tela che rivela la grande p. del pittore. Per estens., avere p. di un luogo, di una città, di una regione, conoscerli in modo da sapervisi orientare; avere p. di un autore, conoscerne a fondo le opere per lettura diretta. 2. a. Usanza, costume, consuetudine: è p. costante delle biblioteche non concedere in prestito i libri rari; è p. diffusa in molte città festeggiare il santo patrono. b. Serie di atti, dettati dal rito o dalla consuetudine, attraverso i quali si svolge un culto religioso, una devozione o altro: p. religiose, devote; dedicarsi a p. pie, a p. di pietà; anche, rituale: p. superstiziose, magiche; p. occulte, che riguardano lo spiritismo, il paranormale. c. Atto riprovevole, condannabile: p. illecite, l’aborto procurato clandestinamente; p. innominabili, espressione con la quale, nel linguaggio giornalistico del passato, erano indicati gli atti di violenza sessuale. 3. a. Relazione di familiarità continuata, di dimestichezza abituale con altra persona: avere p. di (o con) qualcuno, frequentarlo, conoscerlo molto bene; un’altra cosa parmi che dia e lievi molto la riputazione, e questa è la elezion degli amici coi quali si ha da tenere intrinseca p. (B. Castiglione); rompere ogni p. con una persona, con un ambiente; anche, relazione sociale: mi riteneva uno dei tanti calabresi di buona famiglia che vivono sulle loro terre senza p. della società elegante (Banti). Ormai raro, avere buone p., cattive p. o male p., amicizie buone o cattive; solo ant., rapporto amoroso, tresca: qualche rea femina, Con la qual arà prima avuto pratica, L’averà così concio per invidia (Ariosto); per estens., la persona stessa con cui si intrattiene tale rapporto (sign. ancora vivo in qualche dialetto): s’era tenuto una p. già cinque anni (Segneri). b. non com. Relazione di affari con altre persone, rapporto commerciale, di clientela e sim.: vettovagliar la città, prima che dilatandovisi per isventura il contagio, le venisse negato pratica dagli altri paesi (Manzoni); i panni della malata che la lavandaia rifiutava di portare al fiume, temendo di perdere le altre pratiche (Verga), di perdere gli altri clienti. c. Nel linguaggio marin., genericam., le comunicazioni fra una nave e la terra, quando la nave è in porto; di qui le locuz.: libera p., permesso concesso dalle autorità portuali a una nave, dopo i dovuti controlli di polizia e sanità, di comunicare liberamente con la terra; dare p.; negare p.; prendere p.; mettersi in p., scendere sulla terraferma. 4. a. L’insieme degli atti o dei documenti necessarî per avviare e portare a termine un affare, e necessarî per chiedere autorizzazioni, concessioni e sim.: iniziare le p. per ottenere una licenza; fare le p. per il matrimonio, per il divorzio, per il passaporto, per il trasferimento; anche, singolo compito o affare da svolgere o da risolvere in un ufficio: gli è stata affidata una p. delicata, difficile; la p. si è insabbiata al ministero; aprire, aggiornare, sbrigare, archiviare una pratica. In senso concreto, l’insieme delle carte relative al singolo, a un determinato oggetto, e l’inserto, il fascicolo che le raccoglie: si è perduta la p.; la p. è alla firma; le p. si sono ammucchiate sulla scrivania. b. ant. Negozio, trattato, maneggio per ottenere qualcosa: il gareggiare ... suppone sempre un raggiro e delle pratiche non letterarie affatto e indegne perciò d’un vero letterato (Alfieri). 5. Di uso com. la locuz. avv. in pratica (contrapp. a in teoria), sotto l’aspetto pratico, praticamente: un elettrodomestico che sembra utilissimo, ma in p. non lo si usa mai; più genericam., in realtà, in effetti, in ultima analisi, a conti fatti: pensavo di aver fatto un affare, ma in p. ci ho rimesso. ◆ Dim. pratichina, pratichétta, praticùccia; accr. praticóna; pegg. praticàccia (v.).