precipizio
precipìzio s. m. [dal lat. praecipitium, der. di praeceps -cipĭtis «precipite»]. – 1. Luogo scosceso, ripido, dirupato, dal quale si può facilmente cadere, o nel quale si può precipitare: una montagna piena di precipizî; cadere in un p.; le capre si arrampicano sui p.; il mulo camminava sul lato estremo del sentiero dalla parte del precipizio. 2. fig. a. ant. Caduta rapida e improvvisa: a i voli troppo alti e repentini Sogliono i precipizii esser vicini (T. Tasso). b. Rovina materiale o morale; baratro, perdizione: andare, mandare in p.; spingere al (verso il) p.; essere sull’orlo del p., prossimo alla rovina, al fallimento, a un passo dall’irreparabile e sim. c. non com. Trambusto, rapido susseguirsi di avvenimenti più o meno spiacevoli: se ti volessi dire come andò tutto il p. di jeri, davvero non potrei, ché neppur io lo so (D’Azeglio). d. Per estens., grande quantità, gran numero: c’era un p. di gente; in cinque minuti, con un p. di frasi e di gesti, mi raccontò la storia (De Amicis). 3. Nella locuz. avv. a precipizio: a. Di luogo scosceso: le rocce scendevano a p. sul mare, a strapiombo. b. Di cosa o persona che precipita: cadde a p. giù dalla rupe. c. fig. Con movimento rapidissimo, con celerità, con fretta eccessiva: correre a p.; scendere la china (o le scale) a p.; parlare, mangiare a precipizio.